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Berlusconi e la scelta dei servizi sociali

Il Cav orientato a non chiedere la grazia. Potrebbe accettare i servizi sociali per avere l'agibilità politica e restare leader. Intanto il Pd manettaro accelera sulla decadenza

Berlusconi e la scelta dei servizi sociali

Roma - Come in una sorta di loop temporale, quella che va in scena ad Arcore è un'altra giornata fatta delle solite e ormai quotidiane riunioni con gli avvocati e i figli per cercare di iniziare finalmente a sciogliere alcuni dei nodi sul tavolo. Non solo la questione della sua decadenza da senatore che sta diventando motivo di tensione nella Giunta per le immunità di Palazzo Madama, ma pure i prossimi passi da fare sul fronte giudiziario visto che il 15 ottobre è ormai alle porte. E se per quella data Silvio Berlusconi non avrà presentato domanda di affido ai servizi sociali allora arriverà la notifica degli arresti domiciliari. La deadline, insomma, è ormai alle porte.

Ed è soprattutto di questo che si discute a Villa San Martino in queste ore, con gli avvocati (Franco Coppi in particolare) e i figli convinti che la scelta migliore sia quella dell'affidamento ai servizi sociali. Il Cavaliere in verità di dubbi ne aveva molti, perché il solo fatto di fare una simile richiesta la considera una implicita accettazione della condanna. In questi ultimi giorni, però, si sarebbe convinto, soprattutto davanti alle tante obiezioni che gli hanno messo sul tavolo gli avvocati. La detenzione ai domiciliari, infatti, per quanto nella dorata residenza di Arcore (è qui, nel caso, che sceglierebbe di stare) non è affatto facile come potrebbe sembrare. Da detenuto, per esempio, Berlusconi potrebbe vedere solo chi abita ad Arcore e pure i cinque figli (che sono residenti altrove) dovrebbero far domanda al giudice ogni volta che vogliono andare a trovarlo. I domiciliari, insomma, comporterebbero serie restrizioni, soprattutto per chi vuole continuare a fare il leader del centrodestra e, dunque, tenere riunioni e incontri.
Per tutte queste ragioni, dunque, anche il Cavaliere si sarebbe deciso a chiedere l'affido ai servizi sociali, nonostante non dia affatto per scontato che gli vengano concessi perché ormai dalla magistratura «mi aspetto di tutto». A quel punto, sarebbe libero di continuare a fare la vita di prima e, se la situazione lo richiedesse, potrebbe anche decidere di utilizzare i servizi sociali come tribuna e catalizzatore mediatico.

Sul tavolo delle diverse e ripetute riunioni di questi giorni, però, continua a restare anche il tema della grazia. Insistono sul punto soprattutto i figli e pare che tutti e cinque abbiano già scritto e firmato una domanda di clemenza da inviare a Giorgio Napolitano. Sul punto, però, Berlusconi sembra non cedere e continua a dire di non avere alcuna intenzione di chiedere o far chiedere la grazia.
Questo, al momento, lo stato dell'arte. Anche se è chiaro che nelle prossime ore lo scenario può cambiare ancora visto che è legato ai dubbi e agli umori di un Berlusconi che sa bene quanto delicata sia la sua posizione.

Si allungano, intanto, i tempi. E, di conseguenza, la trattativa con il Quirinale continua ad andare avanti. La Giunta per le elezioni di Palazzo Madama si riunirà infatti mercoledì per una prima votazione sul Cavaliere e per metà ottobre la parola dovrebbe passare all'aula del Senato che ne dovrebbe sancire la decadenza. Dopo, quindi, quel 15 ottobre in cui Berlusconi dovrebbero iniziare i servizi sociali o gli arresti domiciliari. Non un dettaglio perché se la decadenza fosse votata prima di quella data la procedura prevede che i carabinieri prendano in custodia il parlamentare decaduto, lo identifichino e lo riportino poi nella sua residenza.

Un passaggio che all'ex premier certamente non farebbe piacere.

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