Politica

Berlusconi riunisce i big del Pdl per sciogliere il nodo dei saggi

I vertici del partito ad Arcore: il Cav fa il punto sui saggi. Ultimatum di Alfano al Pd: "Se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'è alcuno spazio per il dialogo"

Silvio Berlusconi al Quirinale al termine delle consultazioni
Silvio Berlusconi al Quirinale al termine delle consultazioni

Nel giorno della prima riunione dei saggi al Quirinale, Silvio Berlusconi ha riunito ad Arcore i vertici del Pdl. "Se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'è alcuno spazio per il dialogo", ha spiegato il segretario Angelino Alfano che, insieme ai capigruppo e i coordinatori del partito, ha partecipato al vertice nella residenza milanese del Cavaliere.

Il Pdl vuole rassicurazioni sul "nome di garanzia" del nuovo presidente e non si fida delle mosse del Pd. Le commissioni dei saggi che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha creato (anche) per fornire una base di dialogo tra lo stesso Pdl ed i democratici, non convincono il Cavaliere. Ad oggi, il Pdl continua a chiedere che i saggi svolgano al più presto il loro lavoro, dopodiché si torni al dialogo tra i partiti per cercare una convergenza su un governo di larghe intese. L’alternativa, per il Pdl, è il voto al più presto. Il timore è che i gruppi servano soltanto a far recuperare tempo al Pd (alle prese con una lotta intestina violentissima) e a spuntare l’arma di ricatto del "voto a giugno". E a questi sembrerebbe aver dato ascolto Berlusconi. "Se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c’è solo la strada delle urne già a giugno prossimo", ha spiegato Alfano al termine del vertice con Berlusconi facendo presente che nell'ordinamento costituzionale italiano il parlamento ha il dovere di esprimere una maggioranza e un governo. "Se non lo fa - ha avvertito l'ex Guardasigilli - la parola deve tornare agli elettori. Non ci sono altre vie". Dopo aver ascoltato la conferenza stampa di Pier Luigi Bersani, Alfano ha accusato il leader del piddì di andare in giro a dire "le stesse parole ostinate, chiuse, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento", che va ripetendo da 36 giorni, cioè dalla chiusura delle urne. Tempo che, a detta del segretario del Pdl, la sinistra ha usato solo per "occupare le presidenze delle Camere" e per "proporre inutili commissioni per riforme che il Pd ha sempre osteggiato". Ancora oggi, il Pdl ha ribadito una fattiva disponibilità a collaborare nell’interesse degli italiani. "Ma se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c’è alcuno spazio per il dialogo - ha concluso Alfano - se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c’è solo la strada delle urne già a giugno prossimo".

I vertici del Pdl "sventolano" sondaggi più che positivi e vogliono prevenire l’eventuale discesa in campo di Matteo Renzi con il Pd che potrebbe creare un’azione di disturbo. Intanto, le commissioni di saggi sono già in disarmo. "Verifiche e approfondimenti - ha spiegato Maurizio Gasparri - sono doverosi ma devono essere rapidi. Manovre dilatorie creano solo problemi ulteriori. Peggio poi sarebbe se la sinistra usasse questo tempo per ambigue manovre per l’elezione del nuovo capo dello Stato". E poi c’è la questione del governo Monti che resta in carica, seppur per sbrigare gli affari correnti.

"I saggi non possono sostituirsi nè al Parlamento neoeletto nè alla necessità di dar vita a un nuovo governo", ha tuonato Fabrizio Cicchitto.

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