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Bersani offre a Monti la presidenza del Senato

Pur di non far andare al governo Berlusconi, la sinistra è disposta a scendere a patti coi centristi. Bersani è già al lavoro per siglare l'accordo: a Monti offrirà un ruolo istituzionale

Bersani offre a Monti la presidenza del Senato

Montiani e sinistra fanno i conti senza l'oste. Il piano è semplice: sovvertire la volontà popolare. All'indomani del voto, infatti, stringeranno un accordo di sopravvivenza per tenere lontano Silvio Berlusconi e il centrodestra da Palazzo Chigi. Nonostante l'asse Pdl-Lega Nord è in continua rimonta, Pier Luigi Bersani è convinto di potercela ancora fare, anche se di un soffio. E, a quel punto, si vedrà costretto a "inciuciare" con Mario Monti per garantirsi una maggioranza solida a Palazzo Madama e non soccombere ai ricatti dei franchi tiratori e delle frange estremiste.

Da giorni gli italiani assistono a un triste valzer tra il Professore e il segretario piddì. Schermaglie e abboccamenti, intervallati dalle tirate di orecchie di Nichi Vendola, tese a costruire la futura stampella. È già tutto pronto. Tanto che Francesco Verderami sul Corriere della Sera traccia una bozza di organigramma del futuro governo Bersani-Monti. Va da sé, rispetto alla scorsa estate, la situazione politica è un tantino cambiata: il Pdl non è più al 10% ma ha più che raddoppiato i consensi tra gli elettori; Monti è ai minimi storici dopo che la sua cura ha trascinato il sistema Italia in un vortice recessivo; il Pd continua a perdere colpi, indebolito dallo scandalo Mps e dall'ingresso in politica di Antonio Ingroia. Per questo i "pizzini" che girano tra i palazzi romani non parlano di un governo monocolore, ma di un inevitabile "inciucio". Sia Bersani sia Monti vogliono tenere lontano Berlusconi dalla vittoria e garantire anche al Senato la governabilità. E così scendono a patti.

Le caselle si stanno mettendo in ordine. I montiani sono in sofferenza. Pier Ferdinando Casini vede il suo Udc brancolare nel buio. Il Fli di Gianfranco Casini è dato per "non pervenuto" da sondaggisti e analisti. E al premier uscente non resta che nrigare per uno scranno, più o meno di prestigio, per non rimanere col cerino in mano. Per il momento, però, non vuole sbilanciarsi su un suo eventuale ruolo di ministro in un governo targato Berlusconi. "Da qui ad allora c’è ancora un secolo. Quindi sono temi prematuri". In realtà, la trattativa è già in corso. E, sebbene Monti agogni al dicastero di via XX Settembre, accorre Vendola a spegnere i suoi entusiasmi: "Monti ministro dell’Economia? Del governo Berlusconi...". Tuttavia, i ben informati dicono che, in caso di vittoria, Bersani sarebbe disposto a offrire a Monti la prima scelta. "Un conto è se il segretario del Pd sarà obbligato all'alleanza con Monti per non essere riuscito a ottenere l'autosufficienza al Senato - spiega Verderami sul Corsera - altra cosa è se, pur avendo i numeri, proporrà al Professore un patto di programma". E in questo caso ci sarebbe l'offerta della presidenza del Senato, trampolito per un potenziale candidatura al Quirinale.

Secondo fonti vicine alla lista "Scelta Civica", Monti potrebbe indicare alcuni nomi come ministri. Le personalità potrebbero essere quelle di Irene Tinagli e Andrea Olivero. Anche ieri, del resto, il premier ha invitato Bersani a scegliere una posizione riformista, ottenendo per tutta risposta un niet del segretario Pd alla possibilità di marginalizzare Vendola: "Non ci penso neanche. Abbiamo un patto chiarissimo, ognuno può leggerlo. È un patto di centrosinistra, si parte da lì e nessuno pensa di rompere questo patto". A parole Bersani dice che non vuole tradire il patto fatto con gli elettori, in concreto è già al lavoro per accontentare il Professore che potrebbe, infatti, occupare un incarico istituzionale. E qui il pensiero va, appunto, al Colle o alla guida del Senato. D'altra parte, le caselle del ministero dell'Economia e della Farnesina sono già occupate. Al primo dovrà andare una personalità marcatamente di sinistra e in forte discontinuità con il programma proposto da Berlusconi per il rilancio del Paese.

Al dicastero degli Esteri, invece, ecco rispuntare Massimo D'Alema che, ancora una volta, riuscirà a rimanere a galla.

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