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Bilanci Ama, Virginia Raggi a processo per calunnia: "Sono sconcertata"

Nel mirino alcune affermazioni fatte dall’ex sindaca di Roma nei confronti dell’ex ad Lorenzo Bagnacani. Archiviata l’accusa di corruzione

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Virginia Raggi è stata rinviata a giudizio con l’accusa di calunnia. La vicenda che coinvolge l’ex sindaca di Roma riguarda l’inchiesta sui bilanci Ama, in particolare alcune affermazioni fatte dall’esponente del Movimento 5 Stelle nei confronti dell’ex amministratore delegato dell’azienda Lorenzo Bagnacani. Archiviata, invece, l’accusa di corruzione. Insieme a lei sono stati rinviati a giudizio, con l'accusa di corruzione anche l'ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, l'ex dg del Campidoglio Franco Giampaoletti, il responsabile della Ragioneria Generale Luigi Botteghi ed il direttore delle Partecipate Giuseppe Labarile.

Secondo quanto anticipato dal Domani, l’udienza è fissata per l’11 settembre. Tutto è partito dall’esposto presentato da Bagnacani nel 2019, in cui denunciava pressioni finalizzate a determinare la chiusura del bilancio dell’Ama in passivo da parte della Raggi, mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali. L’ex sindaca lo avrebbe spinto "a togliere dall'attivo dell'azienda crediti che invece erano certi, liquidi ed esigibili con l'unico obiettivo di portare i conti di Ama in rosso". I pm chiesero l’archiviazione per la grillina, sentita dai magistrati nel 2022. In quell’occasione affermò di essere stata minacciata da Bagnacani. Da qui la nuova denuncia per calunnia.

Per la difesa della Raggi non è configurabile il reato di calunnia:“La contestazione che viene mossa è di avere rappresentato ai pm che l'hanno sentita il fatto che Bagnacani e Montanari la spingevano ad approvare un bilancio Ama come dicevano loro. In questo loro hanno configurato una possibile calunnia perché Raggi li avrebbe accusati ingiustamente di violenza privata nei suoi confronti”, la sottolineatura dell’avvocato Pierfrancesco Bruno. Il legale ha evidenziato che quelle parole non significavano minacce in senso penalistico ma come da definizione di dizionario della lingua italiana: “Non è una violenza privata, ma solo una rappresentazione del rischio che lei si assumeva”.

La stessa Raggi ha voluto prendere posizione in una nota. Oltre a negare di essere stata accusata di corruzione, l’ex sindaca della Capitale ha rimarcato di aver subito enormi pressioni all’epoca per l’approvazione di un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari e non lo fece: “Provo, pertanto, sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale nella quale - voglio ricordarlo - sono stata io, per prima, a denunciare pubblicamente e a segnalare in Procura la situazione economica altamente critica dell'azienda - e, poi, ad affidarla a un nuovo CdA, che ne ha risanato i conti”. La Raggi ha aggiunto che il bilancio successivamente approvato, dopo aver sostituito i vertici della società, risultò ben diverso: è emerso un buco di 250 milioni, risalente dal 2003, legato a una gestione pregressa a dir poco disattenta dell'azienda.

E ancora: “Ci tengo infine a sottolineare che, in relazione ai fatti che mi vengono oggi addebitati, il PM ha chiesto, prima, l'archiviazione e, poi, una sentenza di non luogo a procedere in mio favore. Affronteremo anche questa.

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