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La burocrazia uccide le aziende e costa quasi 30 miliardi l'anno

La burocrazia uccide le aziende e costa quasi 30 miliardi l'anno

RomaLe autorizzazioni per le acque reflue, la documentazione per l'impatto acustico, il registro rifiuti, il piano operativo di sicurezza, la tenuta dei libri paga, gli adempimenti fiscali, e mille altre voci burocratiche costano alle piccole e medie imprese 26,5 miliardi all'anno, 6mila euro di scartoffie ad azienda. Il dato è peggiorato nell'ultimo anno con un aggravio di 3,4 miliardi di euro (più 14,7%) rispetto al «costo burocrazia» del 2011. Una «tassa occulta» la chiama l'ufficio studi della Cgia di Mestre, associazione di piccole imprese e artigiani.
Il settore che incide di più sui bilanci è quello del lavoro e della previdenza. Qui dentro ci sono gli obblighi burocratici per la tenuta dei libri paga, le comunicazioni legate alle assunzioni o alle cessazioni di lavoro, le denunce mensili dei dati retributivi e contributivi, l'ammontare delle retribuzioni e delle liquidazioni. Tutte insieme costano al sistema delle Pmi complessivamente 9,9 miliardi all'anno. Poi c'è il capitolo sicurezza, che pesa per 4,6 miliardi (valutazione dei rischi, il piano operativo di sicurezza, la formazione obbligatoria del titolare e dei dipendenti ecc.).
L'area ambientale, invece, costa 3,4 miliardi di euro l'anno. E qui troviamo le autorizzazioni per lo scarico delle acque reflue, la documentazione per l'impatto acustico, la tenuta dei registri dei rifiuti e le autorizzazioni per le emissioni in atmosfera. E le tasse? Oltre al costo diretto del fisco, c'è quello per gli adempimenti fiscali stessi: le dichiarazioni dei sostituti di imposta, le comunicazioni periodiche ed annuali Iva, ecc., che costano complessivamente 2,7 miliardi. Gli altri settori che incidono sui costi amministrativi delle Pmi sono la privacy (2,6 miliardi), la prevenzione incendi (1,4 miliardi), gli appalti (1,2 miliardi) e la tutela del paesaggio e dei beni culturali (0,6 miliardi).
Con il decreto liberalizzazioni a gennaio è stato semplificato il processo di start up per una Srl fatta da giovani (under 35), che può avere anche un capitale sociale di un euro soltanto. Questo dice la legge, ma la realtà è diversa. Le spese come imposta di registro, tasse concessioni governative e tassa d'iscrizione alla Camera di Commercio ammontano, di base, a circa 700 euro. Perciò negli ultimi dodici mesi, nonostante le misure di semplificazione, le cose non sono migliorate, ma peggiorate. «L'inefficienza del sistema pubblico italiano continua a penalizzare le imprese attraverso un spaventoso aumento dei costi - spiega il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - I tempi e il numero degli adempimenti richiesti dalla burocrazia sono diventati una patologia endemica che caratterizza negativamente il nostro Paese. Non è un caso che gli investitori stranieri non vengano ad investire in Italia anche per la farraginosità del nostro sistema burocratico. Una legislazione spesso indecifrabile, l'incomunicabilità esistente tra gli uffici delle varie amministrazioni, la mancanza di trasparenza, l'incertezza dei tempi e un numero spropositato di adempimenti richiesti hanno generato un velo di sfiducia tra imprese private e Pubblica amministrazione che, nonostante gli sforzi fatti dal legislatore, non sarà facile rimuovere».
Quanto al numero di scadenze fiscali da rispettare, in Europa ci batte solo la Germania, con 16 scadenze, ma subito dopo ci piazziamo noi con 15, al terzo posto tutti con 9 pagamenti, troviamo i Paesi Bassi, la Danimarca e l'Irlanda. Siamo primi invece nella classifica del tempo richiesto per i pagamenti fiscali. In Italia (dati World Bank) si aggira sulle 285 ore l'anno, in Germania invece sono necessarie 215 ore, in Spagna 197 e in Danimarca 135. Chiude l'Irlanda con 76 ore.
Al costo burocrazia, come fardello sulle imprese, si aggiunge poi la pressione fiscale record in Italia, pari al 68,6% (calcolando tutte le tasse) contro una media del 48% in Germania. Ma non solo il fisco, anche i tempi biblici della giustizia civile, altro spauracchio che tiene lontani gli investitori. I tempi medi sono di 100 mesi per tribunale ordinario (fonte ministero di Giustizia), ma in certi casi si arriva al ridicolo. Una storia incredibile la racconta il giornale online L'Indipendenza. Quella di Benito Scaburri, 78 anni, artigiano di Brescia. Nel 1964 il Comune gli si scatena contro, contestando la rumorosità del suo laboratorio. Gli costruiscono un muro, lo costringono a chiudere, lui fa causa.

La Corte di appello gli ha dato ragione, ad aprile 2012: «Finalmente, dopo 48 anni, verrà abbattuto il muro - commenta - Quello di Berlino è durato la metà».

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