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"Da dove arriva il video?". L'ipocrisia della sinistra che non si indigna per la toga pro migranti

Da sinistra piovono interrogazioni parlamentari per capire come il video che ritrae il giudice Apostolico sia arrivato a Salvini. Così si sposta l'attenzione e il dibattito sull'imparzialità delle toghe rimane un tabù

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Non hanno capito nulla. O forse non vogliono capire. Chissà perché, a sinistra hanno subito spostato l'attenzione, come in genere si fa quando si vuole distrarre qualcuno. Dopo il video pubblicato nelle scorse da Matteo Salvini, nel quale si denunciava la partecipazione del giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione del 2018 contro l'allora ministro degli Interni, i progressisti e alcuni magistrati si sono arrabbiati moltissimo. E non per la presenza di una toga a quella contestazione politica, come ci si sarebbe aspettati. Guardando il dito al posto della luna, gli indignados della sinistra sono piuttosto insorti per il fatto che quel filmato fosse finito in rete e si sono chiesti come ciò fosse accaduto.

Il Pd ha pure annunciato un'interrogazione parlamentare sull'argomento, seguito a ruota da Sinistra Italiana e Movimento Cinque Stelle. "Come è uscito e da dove quel filmato? Chi lo ha confezionato? Esistono forse archivi dedicati? Il fatto solleva interrogativi inquietanti", hanno dichiarato i senatori dem Anna Rossomando e Walter Verini, anticipando l'interpellanza in aula. Nicola Fratoianni, da parte sua, ha parlato di "vicenda grave e inquietante". Gli stessi aggettivi che ci saremmo aspettati di sentire in riferimento ai contenuti di quel video, che alimentano legittimi timori riguardo all'imparzialità del giudice avvistato tra i manifestanti anti-Salvini. Del resto, come ricordato nelle scorse ore anche dal ministro Piantedosi, quella condotta non è stata certo tra le più avvedute: è bene infatti che chi svolge ruoli pubblici o istituzionali (soprattutto nella magistratura) non solo sia equanime, ma appaia anche tale.

L'elementare concetto, tuttavia, continua a sfuggire a sinistra, dove il problema è ora diventato unicamente la presenza del fimato sui social. "È in corso una schedatura dei manifestanti, e viene usata per alimentare odio e rancore contro un magistrato?", ha detto alla Camera la deputata Cinque Stelle Vittoria Baldini. E ieri sera, in tv, a intervenire con severità sull'argomento era stato anche il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. "Nessuno ci ha detto quel video da dove provenga, se sia stato preso su Internet o se era stato pubblicato da televisioni private o se è stato girato dalla polizia, come sembrerebbe dal modo in cui sono state effettuate le riprese, alle spalle delle forze dell'ordine che contengono il corteo, questo mi sembra grave", ha affermato il magistrato su La7. Guai però a esprimere il benché minimo rimbrotto nei confronti della collega, che con quella sua presenza al corteo anti-Salvini aveva nei fatti prestato il fianco alle critiche, peraltro già sollevate anche in riferimento ad alcuni post politicamente orientati rintracciati sui social.

Ora, sempre in riferimento al discusso filmato del 2008, Iolanda Apostolico fa sapere di essersi trovata in quella situazione nel tentativo di evitare contatti tra le due parti (e dunque non come manifestante in prima linea), dopo che c'era stato un primo scontro tra di loro. Ma la versione non convince in primis Matteo Salvini. Il caso del giudice di Catania "è motivo di grave imbarazzo per le istituzioni. Conto sulla collaborazione di tutti affinché prevalgono buonsenso ed equilibrio" ha affermato il vicepremier in un video girato stamani, poco prima di partire per Palermo dove oggi pomeriggio è atteso nell'aula bunker dell'Ucciardone per l'udienza del processo OpenArms. E colpisce il fatto che, pure dal Csm, c'è chi si ostini a sminuire la polemica. "Spostare l'attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne a quella giudiziaria è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l'attività giurisdizionale", ha affermato il consigliere del Csm Roberto Fontana, tra i promotori della pratica a tutela della giudice Apostolico.

In questo modo, e ancora una volta, c'è chi continua a eludere una questione che in Italia continua a essere per molti un tabù. Quando si parla di imparzialità dei magistrati - dentro e fuori dalle aule di giustizia - soprattutto nell'area progressista iniziano infatti ad agitarsi.

Come quando si tocca un nervo scoperto.

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