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Calderoli sbugiarda il governo: "Immunità? La volevano loro"

Il leghista smaschera le manovre dell'esecutivo ma poi apre: "Soluzione già  in mano". I grillini si indignano, parlano di porcata ma non sono contrari

Calderoli sbugiarda il governo: "Immunità? La volevano loro"

Immunità, il governo sapeva. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, leghista, smaschera il ministro Maria Elena Boschi, grande manovratrice delle riforme, che fa la finta tonta sulla questione del salvacondotto per i membri del futuro Senato. Anzi, come da accusa di Anna Finocchiaro, presidente della I commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, la avvenente ministro fa peggio, «fa lo scaricabarile». Perché quella dell'immunità è vicenda spinosa, con cui nessun vuole avere a che fare agli occhi dell'opinione pubblica. Anche se poi più o meno tutti i partiti avevano presentato emendamenti per riconsiderare la cancellazione delle guarentigie ai senatori «regionali». Insomma, l'immunità tutti più o meno la vogliono ma nessuno vuole ammetterlo. Lo conferma anche il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti: «Anche chi vuole l'immunità alla fine dice “però l'hai proposta tu...”».
Il fatto è che tra i tanti emendamenti ce n'era uno firmato da Calderoli e Finocchiaro, correlatori del ddl costituzionale, che prevedeva una via d'uscita non disprezzabile. «Io e la Finocchiaro - spiega l'esponente del Carroccio a Radio 24 - avevamo proposto al governo una formula diversa rispetto all'attuale, dove a giudicare sono le Camere di appartenenza. Noi avevamo proposto che giudicasse una parte terza, una sezione speciale della Corte Costituzionale. Il governo ha risposto in modo negativo e l'emendamento che ci hanno inviato, e se lo hanno inviato evidentemente lo conoscevano, è quello che noi abbiamo depositato. Quindi il governo assolutamente ne era al corrente». Naturalmente l'emendamento potrà essere riproposto, e Calderoli si è impegnato in proposito, e c'è da scommettere che stavolta l'esecutivo la penserà diversamente. Ma la brutta figura dalle parti di Palazzo Chigi resta scolpita nel marmo.
Calderoli pare convinto che il pasticcio immunità non riuscirà a bloccare il percorso delle riforme («Sono sciocchezze, cose che sollevano clamore, poi la soluzione migliore ce l'abbiamo già in mano») ma frena gli entusiasmi del premier sui tempi: «Anche se Renzi a Bruxelles potrà dire che le riforme sono in calendario dal 3 luglio noi non andremo in Aula prima della seconda metà di luglio, nessuno ha mai pensato che i tempi potessero essere più rapidi di così». Tra i nodi anche la posizione di Forza Italia, che Calderoli trova «poco convinta». Ieri Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato, ha fatto il punto della situazione con il ministro Boschi. «È stato un buon incontro - il bilancio di Romani - Abbiamo posto il problema della proporzionalità della rappresentanza politica all'interno del nuovo Senato. Mi sembra di aver colto una sensibilità da parte del governo che ora deve affinare le soluzioni». Quanto all'immunità, Forza Italia è mansueta: «Decidano il governo e i relatori, noi non poniamo problemi».
Problemi invece vogliono crearli, eccome, i grillini, che in aula sembrano volere il mantenimento dell'immunità per i senatori 2.0 ma pubblicamente negano: «Il M5S da sempre è contrario all'immunità dei parlamentari, e da anni promuove il “Parlamento pulito”. Il recente testo del ministro Boschi costruisce un Senato di nominati, sindaci e consiglieri regionali a cui, solo come contentino al popolo, si toglie l'immunità per rendere più passabile la porcata». Da qui l'idea di sbianchettare lo sbianchettamento per non avallare la porcata. Una logica tafazziana tutta da spiegare. Certamente inspiegabili sono invece gli attacchi dei soliti militanti da social network, che si lanciano in eleganti notazioni sessiste contro la Boschi: «Era meglio se faceva la pornostar», scrive uno.

Non c'è riforma che possa cancellare simili gentiluomini da mouse.

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