Era tempo che nell'editoria di carta non si muoveva foglia. Ma il passaggio di Osvaldo De Paolini, che lascia la direzione di Mf-Milano Finanza, al Messaggero come vicedirettore, apre una fase nuova. Non si tratta di un semplice movimento professionale: De Paolini, primo capo della sezione finanziaria del Sole 24 Ore di Gianni Locatelli nei ruggenti anni Ottanta, allora chiacchierato per la spregiudicatezza del suo giornalismo, ex direttore di Gente Money, vice del Giornale e cofondatore di Finanza & Mercati, è uno dei più esperti conoscitori e interpreti degli umori della finanza nazionale, dei rapporti con politica e dei più bizantini e infidi meccanismi di trasmissione tra questa e quella.
Se Francesco Gaetano Caltagirone, editore del Messaggero, ma anche del Gazzettino e del Mattino, ha scelto De Paolini, è perché intende dotare il primo quotidiano romano, anche in vista delle elezioni del 2013, di un peso massimo in economia e finanza. Entrambi settori che Caltagirone presidia: il primo con le attività di costruzioni, il secondo con il 2% di Generali (di cui è vicepresidente) e poco meno in Unicredit. La nota vicinanza politica con l'Udc di Pier Ferdinando Casini (che ha sposato la figlia Azzurra) completa un quadro nel quale una maggiore presenza dei giornali del gruppo, anche in chiave pubblicitaria, su rapporti e temi economici e finanziari diventa strategica. Per questo sembra che ci sia dell'altro: l'ingresso di Caltagirone Editore, con una quota di minoranza, nel capitale del gruppo Class, quotato in Borsa ed editore, tra l'altro, di Mf-Milano Finanza. Un'ipotesi raccolta in ambienti bancari milanesi che, però, non ha trovato riscontro nel quartier generale romano di Caltagirone, da cui filtra che «all'ordine del giorno non c'è niente allo studio». Di sicuro c'è l'indizio che De Paolini lascia il gruppo Class senza tensioni: resta azionista e mantiene la carica di vicepresidente non esecutivo di Milano Finanza spa. In ogni caso per Caltagirone c'è un progetto in evoluzione. Il rafforzamento delle pagine economiche del Messaggero potrebbe portare alla creazione di un «dorso» tematico da allegare anche agli altri quotidiani del gruppo, per 400mila copie. Se poi la collaborazione con il gruppo Class, azionaria o no, dovesse prendere piede, potrebbero aprirsi scenari per la produzione di contenuti da condividere, tanto su carta, quanto sui nuovi media.
Ce ne sarebbe abbastanza.
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