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Carlucci vuole il bene di tutti ma non dei suoi collaboratori

Due suoi assistenti parlamentari lamentano di aver lavorato per lei per anni senza contratto né compenso. E con uno è finita a botte

Carlucci vuole il bene di tutti  ma non dei suoi collaboratori

Quando ha mollato il Pdl dopo decenni di sfrenata militanza forzista, precisò che «voleva molto bene a Berlusconi» e avrebbe continuato a volergliene un sacco, ma che lui doveva fare «un passo indietro» mentre lei ne faceva uno avanti verso l’Udc (proprio quando Berlusconi era a corto di numeri) per un bene ancora più grande di lui, «il bene dell’Italia». Un valore assoluto identificato con Casini e Cesa («ai quali mi lega un antico rapporto di stima e amicizia») e con la futura grande coalizione che avrebbe salvato il Paese dai problemi che a lei, come sindaco di Margherita di Savoia, non la facevano più «dormire la notte». In quel mentre la seconda delle tre Carlucci, cioè Gabriella, era già al suo secondo assistente parlamentare utilizzato senza contratto e/o stipendio, almeno a sentire le sedicenti vittime, che di tutto il bene che la Carlucci era pronta a donare al Paese, per intercessione dell’Udc, non se ne sono proprio accorti.

La deputata centrista, fan delle larghe intese e dei politici che fanno quel che l'Europa ci chiede, con i suoi ex assistenti non ha trovato neppure una piccola intesa e non ha fatto quel che chiedevano, cioè un contratto di collaborazione. Una di loro, tale Celestina, è riuscita a farsi dare dalla parlamentare moderata (nel senso che sta con Casini) 10.170 euro e 39 centesimi più gli interessi, solo grazie a una sentenza del giudice, che ha riconosciuto che il lavoro fatto dalla ragazza dal 2004 al 2006 era «un rapporto di lavoro subordinato» con l’onorevole Carlucci. Prima 500 euro al mese, poi mille: «retribuzione che le veniva erogata direttamente» senza che fosse stato mai «sottoscritto né visionato alcun contratto» né fosse stato stipulato «alcun accordo formale». Eppure Celestina faceva proprio la segretaria, occupandosi di incombenze come quelle riportate in alcune mail della sua capa Carlucci: «Entro questa sera devo parlare con Bud Spencer...», «Cerca lo spettacolo di Paolo Poli, ti ricordo che Bondi vuole andare il 22 o il 23...», eccetera. Insomma una segretaria a tutti gli effetti che si è sentita quasi tradita dalla Carlucci, e le ha fatto causa. Tradire? Non pronunciate neppure quella parola con l’onorevole, che anche nel passaggio improvviso all’Udc, rifiutò quell’etichetta con una meravigliosa piroetta logica: «Non sono io che ho tradito i miei ideali, ma sono le persone in cui ho creduto che hanno tradito quegli ideali» e dunque lei. Lei che ha «persino trascurato il figlio per il Pdl!», e che ha gemellato Margherita di Savoia con Miami. Ingrati loro, altro che lei.

Sempre per il bene dell’Italia «bisogna prendere il toro per le corna» e dare risposte concrete, soprattutto alla molta gente che magari bussa alla porta di un sindaco per chiedere «posti di lavoro, che non ci sono». E se i posti ci sono (per esempio nell’ufficio politico dell’onorevole Carlucci), sono a gratis, come sostiene un altro suo ex assistente. Stavolta alla Carlucci tocca spiegare come mai Rocco Castagna ce l’ha con lei. Rocco chi? Un signore nato a Ruvo di Puglia che afferma di essere stato per quattro anni suo assistente, stavolta con contratto, ma senza alcun compenso. E perciò chiede 100mila euro. Quando sente queste cose la Carlucci, sostenitrice del dialogo istituzionale, perde l’equilibrio. Strappa i capelli del malcapitato, o smonta microfoni. Un tipo energico la Carlucci, che fa palestra e mena pure quando serve. Sembra ce l’abbiano tutti con lei, chissà perché. Lei lavora per il bene comune. Forse troppo, ecco perché: «Io sono scomoda, lavoro tanto, fatico e faccio ombra agli altri».

È per tutta quest’ombra che i suoi assistenti non riescono a vedere i compensi.

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