Politica

Casino Grillo, fuori due

Il bollettino di i­e­ri parla di due onorevoli che abbandonano Grillo e il gruppo: si terranno soldi e libertà alla faccia del­l’ondata di insulti e minacce che la rete ha vomita­to loro addosso

Casino Grillo, fuori due

Più che un partito, quello di Grillo è un ca­sino. Gente che va, gente che viene, gen­te che si perde per strada e arriva tardi al voto che se espresso avrebbe fatto salta­re il banco della partitocrazia. E poi improvvisati fo­to- detective che urlano allo scoop sulla malapoliti­ca ma poi chiedono scusa per avere sbagliato scat­to, proclami e minacce che si susseguono di ora in ora manco fossimo in guerra, il vecchietto Rodotà che in pochi giorni passa da salvatore della patria a rincoglionito cronico, soldi che appaiono e scom­paiono, comparsate televisive prima punite e ora invocate. E poi i voti che si dimezzano, elezione do­po elezione. Dobbiamo ringraziarli, i grillini, per ravvivare il contenuto di giornali e tg alle prese con la noia me­diatica del governo di coalizione. Il bollettino di i­e­ri parla di due onorevoli che abbandonano Grillo e il gruppo: si terranno soldi e libertà alla faccia del­l’ondata di insulti e minacce che la rete ha vomita­to loro addosso. Come dare loro torto, e del resto lo avevamo previsto in tempi non sospetti: Roma cambierà i cittadini a Cinque Stelle, non viceversa. Quanti altri li seguiranno nei prossimi giorni o mesi? Non lo so, credo non pochi, ma tutto questo la dice già lunga sulla cantonata che Bersani stava prendendo nell’offrire loro di governare insieme al Pd. Roba da pazzi, perché i grillini sono certa­mente a maggioranza di sinistra ma in quanto a competenza e affidabilità, Scilipoti al loro confron­to era un gigante. Se ne erano accorti tutti tranne Bersani, il fido Gotor e pochi altri scienziati della politica, per esempio Travaglio, reduce dai succes­si dell’appoggio a Di Pietro prima e Ingroia poi, due che non sono neppure riusciti a varcare la so­glia di Montecitorio. Il guaio è che, non contenti dei fallimenti, a sini­stra un pugno neppure piccolo di irriducibili (più Travaglio) non si dà pace. Insistono a sperare che un’alleanza Pd-Grillo possa costituire una alterna­tiva a quella Pd- Pdl. Facciamo cadere il duo Letta-Alfano dicono, e poi ce la giochiamo. Sì, a briscola. Il Pdl può dormire sonni tranquilli. O questo gover­no o elezioni. Il ribaltone è possibile solo nella te­sta dei soliti dietrologi e visionari.

Li conosciamo, sono quelli che, dalla fine di Berlusconi al succes­so di Monti, di previsioni non ne hanno mai azzec­cata una.

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