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Caso Belsito, anche Renzo Bossi si dimette. Ma Calderoli: "Ora tocca alla Mauro lasciare"

Nuova scossa alla Lega Nord. Dopo lo scandalo scoppiato nei giorni scorsi e i continui attacchi da parte della base leghista, Renzo Bossi decide di fare un passo indietro: si dimette come ha fatto suo padre nei giorni scorsi. Il padre: "Ha fatto bene. Espulsioni? Vedremo poi". Il suo ex autista, Alessandro Marmello, racconta: "Ritiravo i contanti per le sue spese personali". VIDEO ESCLUSIVA OGGI.IT: L'autista mostra lo scambio di denaro (parte 1 - 2 - 3 - 4). E Adesso Calderoli chiede la testa di Rosi Mauro: "Lasci pure lei"

Caso Belsito, anche Renzo Bossi si dimette. Ma Calderoli: "Ora tocca alla Mauro lasciare"

Una nuova scossa fa tremare la Lega Nord. I continui attacchi e le ripetute contestazioni da parte della base del Carroccio ha spinto il figlio del Senatùr, Renzo Bossi, a fare un passo indietro e a dimettersi da consigliere regionale leghista. Il figlio del Senatùr formalizzerà le sue dimissioni domani mattina. Ma il repulisti non sembra fermarsi a lui. Sono in molti a premer perché anche la Rosy Mauro si dimetta. "Vale lo stesso ragionamento che ha fatto Renzo Bossi - ha detto l'ex ministro Roberto Calderoli - è un gesto di responsabilità, difficile, ma che aiuta il movimento a superare una fase del genere".

Intanto non si arrestano le indagini per far luce sulla gestione dei fondi del partito da parte dell'ex tesoriere Francesco Belsito e del cosiddetto "cerchio maggio". In una intervista fiume al settimanale Oggi, che uscirà in edicola domani, Alessandro Marmello, autista e guardia del corpo di Renzo Bossi, racconta la sua versione dei fatti ripercorrendo quei tre mesi nel 2009 quando lavorò per il figlio del Senatùr: "Non voglio continuare a passare soldi al figlio di Bossi (video 1 - 2 - 3 - 4): è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo".

Come ha fatto il padre giovedì scorso, oggi Renzo Bossi decide di fare un passo indietro e lasciare. Dopo le pesanti accuse che gli sono piovute addosso nei giorni scorsi, il figlio del Senatùr assicura che nei prossimi giorni si dimetterà da consigliere regionale della Lombardia. "Senza che nessuno me l’ha chiesto faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l’esempio", spiega l'esponente del Carroccio in una intervista a Tgcom24. Renzo Bossi assicura più volte di essere sereno e di avere fiducia nel lavoro della magistratura, ma ci tiene a far presente che non è indagato nell'inchiesta sulla gestione dei fondi del partito. "È giusto e opportuno farsi da parte - conclude il figlio di Bossi - sono sereno e so benissimo cosa ho fatto". Uscendo dalla sua abitazione a Gemonio, il padre fa sapere di appoggiare la decisione del figlio: "Ha fatto bene a dimettersi. Erano due mesi che mi diceva che era stufo di stare in regione". Tuttavia, il Senatùr frena sulle espulsioni: "Poi vedremo...".

"Il contratto a progetto - spiega - era emesso dal gruppo leghista della Camera e intestato all’allora capogruppo Roberto Cota, che oggi è il governatore del Piemonte". All’epoca dei fatti di cui parla Marmello, Renzo Bossi non ricopriva cariche ufficiali. Dall’aprile 2011 l'autits era stato assunto dalla Lega "con un contratto a tempo indeterminato emesso direttamente" dal Carroccio. E firmato dall'allora tesoriere Francesco Belsito. Da quel momento a Marmello sono state date disponibilità di denaro contante per le spese relative al suo servizio: "Ogni volta che avevo bisogno di soldi per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell’auto, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano, potevo andare direttamente all’ufficio cassa alla sede della Lega, in via Bellerio". "Firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari - continua Marmello - praticamente un foglio bianco, e ritirare ogni volta un massimo di mille euro". Un'operazione che veniva ripetuta anche più volte al mese. "Il fatto è che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo - spiega l'ex autista di Renzo - tra queste ricevute molte mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali".

Nell'intervista a Oggi, Marmello racconta che i soldi servivano a coprire le spese fatte in farmacia, al ristorante, per pagare la benzina per l'auto di servizio. Spese varie, insomma. Quando finiva la scorta di denaro andava in cassa, firmava e ritirava: "Mi è capitato anche di dover fare il pieno di benzina pure per la sua auto privata. Il pieno in quei casi dovevo farlo con i soldi che prelevavo in cassa per le spese della vettura di servizio. La situazione stava diventando preoccupante e ho cominciato a chiedermi se davvero potevo usare il denaro della Lega per le spese personali di Renzo Bossi". L’ex autista assicura di averne parlato anche con Belsito, spiegandogli che aveva pensato di dimettersi: "Io stavo prelevando soldi che ufficialmente erano destinati alle spese per l’auto di servizio ed eventualmente per le mie esigenze di autista e invece mi trovavo a passarne una parte a lui, per fare fronte anche ai suoi bisogni personali".

Si trattava di spese testimoniate da scontrini che spesso non riguardavano il lavoro da autista. Marmello confessa nell’intervista a Oggi di non sapere se Renzo Bossi avesse diritto a quei soldi: "Tanti o pochi che fossero, perché dovevo ritirarli io? Ho cominciato ad avere paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico, dal momento che i soldi che prelevavo erano quelli che ritengo fossero ufficialmente destinati al partito per fare politica". Soldi pubblici, appunto.

"Certamente, almeno credo, non spendibili per accontentare le spese personali di Renzo Bossi".

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