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Il Cav in allerta sulle tasse: Letta ora rischia davvero

Il partito è compatto: cancellare l'imposta sul mattone e no all'aumento dell'aliquota. Berlusconi crede nell'esecutivo delle larghe intese, ma sul fisco non è disposto a cedere

Il Cav in allerta sulle tasse: Letta ora rischia davvero

Berlusconi aspetta, sempre con scetticismo, i risultati di Letta su Imu e Iva. Per quanto riguarda la tassa che colpisce la prima casa, di fronte alle ipotesi più svariate pubblicate sui giornali e immediatemente smentite da Palazzo Chigi, il Cavaliere non arretra di un millimetro. Lascia che sui file economici, condividendone in pieno sostanza e metodo, ci pensi il tandem Brunetta-Capezzone. Due falchi ma su Imu, Iva e tasse in generale tutto il partito parla con una sola voce: nessun giochino, abolizione punto e basta. La dimostrazione è che sia Brunetta (che richiama la cabina di regia per riformare la tassazione sugli immobili), sia Schifani («Non arretreremo di un millimetro») sia Quagliariello («Non è possibile fare il gioco delle tre carte») piazzano dei paletti al governo. Il Cavaliere sa che per Letta jr. non è e non sarà un compito facile tenere insieme la maggioranza ma sulle tasse non intende cedere. Anche a costo di far cadere l'esecutivo delle larghe intese. Un'ipotesi che adesso ritiene malaugurata. Non è il momento. La strategia non cambia: indirizzare le politiche di Palazzo Chigi da dentro e aiutare il Paese a risollevarsi dal pantano della recessione.

Sull'economia non ci sono strappi e il Pdl pare muoversi con la compattezza di un blocco di granito. Meno sul futuro del partito dove c'è qualche mal di pancia, più o meno sotterraneo. Ruggini destinate a riemergere nelle prossime riunioni del gruppo di Camera e Senato, che si terranno rispettivamente domani e mercoledì. Conclavi di partito a cui Berlusconi forse parteciperà. Nel suo entourage qualcuno giura che è intenzionato a rimanere ad Arcore per tutta la settimana, qualcun'altro dà per certa la sua presenza. Cosa dirà? «Qualcosa dovrà dire. Ma soprattutto darà lui la linea sugli sviluppi futuri sia della maggioranza sia del partito», riflette un big del Pdl. Tuttavia, seppur con la potenza di un motore diesel, il progetto di una nuova Forza Italia non verrà intaccato dallo scetticismo di alcuni. Fino all'autunno nessuna decisione particolare, sebbene il progetto sia in cantiere.

Poi c'è, naturalmente, la questione giustizia. Un tema caldo che scuote il partito. Molti scalpitano per un gesto eclatante per lamentare l'aggressione al Cavaliere da parte delle frange più politicizzate della magistratura. In prima fila un pugno di fedelissimi, molti dei quali forzitalioti della prima ora: ci sono Michaela Biancofiore, Antonio Martino, Mariastella Gelmini, Giuseppe Moles, Mauro Pili, Deborah Bergamini, Augusto Minzolini e Gabriella Giammanco. La pattuglia chiede al Cavaliere il nulla osta a una grande manifestazione di piazza per denunciare l'invasione di campo da parte delle toghe politicizzate. C'è l'idea di una enorme sfilata, pacifica e silenziosa, da organizzare con il lutto nero al braccio, dal titolo: «Salviamo la giustizia». Il senso: aiutiamo la grande maggioranza dei magistrati onesti e giusti a sganciarsi da chi usa la giustizia a fini politici. C'è pure una discussione in atto se farla davanti alla sede del Csm, che troppo spesso tace sugli abusi di certe toghe o davanti al Quirinale, sede del garante della Costituzione. «È una questione di democrazia - spiega la Biancofiore - perché noi vogliamo riportare la magistratura alla leale collaborazione con gli altri poteri dello Stato, alla riaffermazione della suddivisione dei poteri senza predominanza dell'uno sull'altro». Berlusconi apprezza e condivide anche se frena un po', forse per non aizzare ulteriormente la magistratura.

L'associazione creata dal manipolo di pidiellini, che si chiama «Liberiamo la giustizia», avrà pure il compito di raccogliere le firme per i referendum proposti dai radicali.

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