Politica

Il Cav cerca l'intesa sul Colle Vicino l'incontro con Bersani

Berlusconi prova a conciliare la linea di falchi e colombe su saggi e Quirinale. E Brunetta rivela: "Napolitano ci disse che si sarebbe dimesso, poi cambiò idea"

Silvio Berlusconi al Quirinale al termine delle consultazioni
Silvio Berlusconi al Quirinale al termine delle consultazioni

Gioca su più fronti Berlusconi, ancora una volta in attesa di vedere dove porterà la linea di falchi e colombe. Il Cavaliere, va detto, confida decisamente più nella prima, far saltare il banco il prima possibile e tentare – per quanto la tempistica non faciliti – di tornare alle urne. Ma vista la situazione delicatissima ha deciso di aspettare qualche giorno e capire se i trattativisti davvero sono senza speranza come teme o invece posso riuscire ad aprire una breccia.
Stand by, dunque. Per i primi parla Brunetta che durante l'incontro con il gruppo parlamentare della Camera svela un retroscena: «Nelle consultazioni Napolitano aveva fatto intendere in maniera chiara che se fosse rimasta l'impasse lui si sarebbe dimesso, aprendo di fatto la strada al voto anticipato. Per questo sabato mattina alle 10 ci aspettavamo una conferenza stampa in cui il capo dello Stato rassegnasse le sue dimissioni mentre ci siamo trovati ad ora di pranzo con l'ipotesi dei dieci saggi». Così il presidente dei deputati del Pdl, affiancato dalla sua vice Gelmini. Alla riunione non ci sono né Berlusconi (ad Arcore) né Alfano e Brunetta spiega così un certo spiazzamento dei vertici del partito rispetto alla strada intrapresa da Napolitano. Poi ribadisce la sua presa di distanza rispetto ai così detti saggi e conferma che a suo avviso «il governo Monti non può operare se non per gli affari correnti» perché non ha mai ricevuto la fiducia del nuovo Parlamento.
Per il capitolo colombe, invece, parla il «saggio» Quagliariello. Che dopo le polemiche di alcuni colleghi di partito ci tiene a mettere nero su bianco che il suo ruolo non è casuale. Non ha scelto, insomma, di entrare nella task force voluta da Napolitano di testa sua. Perché, spiega, «non sono saggio» ma «sono uomo di partito» e «conosco gli obblighi che ho nei confronti del mio partito e li ho espletati tutti». Un modo per dire che non sta certo andando per conto suo. D'altra parte sembra che i contatti tra Berlusconi e Quagliariello siano costanti come pure si fa fatica a pensare che il Cavaliere possa aver subito una simile forzatura senza dire una parola. Anche perché da ormai 48 ore a questa parte il mandato che arriva da Arcore ai parlamentari che vanno in tv o rilasciano interviste è anche quello di spingere sulle larghe intese e non sparare sul lavoro dei saggi. Insomma, se c'è una qualche possibilità che davvero le due commissioni favoriscano un'intesa – si lavora a un pacchetto completo Quirinale, governo e riforme – sarebbe sbagliato ammazzarla sul nascere.
È su questo doppio binario che si muove Berlusconi, ben consapevole che il voto a giugno difficilmente lo si può ottenere a meno che non lo voglia anche Bersani (per cercare di lasciare all'angolo Renzi). Si potrebbe ragionare su luglio, ma pare che la fidata Ghisleri sconsigli urne balneari che vedrebbero un'affluenza da brividi. Insomma, la prima scelta restano le larghe intese, tanto che a un Bersani finalmente disponibile ad un faccia a faccia con Berlusconi l'ex premier non chiude la porta. In agenda al momento non c'è nulla e, se davvero l'incontro ci sarà, non avverrà prima della prossima settimana. Alternativa alle larghe intese (che vorrebbero una condivisione anche sul Quirinale) per il Cavaliere restano le urne. Se non prima dell'estate subito dopo. Tanto che Fitto continua a lavorare sulla manifestazione in programma a Bari il 13 aprile, mentre già il 27 se ne potrebbe tenere un'altra in Friuli Venezia Giulia.

«Se chiuderanno tutte le porte – è il senso dei ragionamenti di Berlusconi – non potremmo che manifestare in maniera permanente contro il golpe dentro e fuori dal Parlamento».

Commenti