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Il Cav: "Pm pronti a tutto per fermare le riforme Matteo stia in guardia"

Il leader di Forza Italia avverte le toghe: "Ogni volta che faccio politica mi colpiscono. Non si illudano, non mi farò da parte Il patto sulla legge elettorale non si tocca"

Il Cav: "Pm pronti a tutto per fermare le riforme Matteo stia in guardia"

«A questo punto è bene che anche Matteo Renzi si guardi le spalle». A parte rovinargli la settimana di relax che si è concesso in una beauty farm sul Lago di Garda, la notizia del Ruby ter non lo coglie certo di sorpresa. Tutt'altro, visto che l'iscrizione nel registro degli indagati per aver corrotto i testimoni del processo Ruby era data praticamente per scontata da mesi. E neanche la tempistica - su cui punta il dito non solo il Cavaliere ma tutta Forza Italia – è più di tanto una sorpresa, visto che Silvio Berlusconi aveva messo in conto che la procura di Milano si sarebbe mossa con l'avvicinarsi della campagna elettorale.
L'unico imprevisto, forse, è stata l'accelerazione che – stando a quanto confidato in privato dall'ex premier in queste ore – dipenderebbe con ogni probabilità dalla rapidità con cui il Cavaliere ha chiuso la trattativa sulla riforma elettorale con il segretario del Pd. Ecco perché Berlusconi sarebbe arrivato a pensare che la magistratura potrebbe anche allargare il suo braccio d'azione provando a colpire proprio Renzi. Che non è solo quello che ha portato a casa l'accordo con il leader di Forza Italia sulla nuova legge elettorale ma è pure colui che - aprendogli la porta della sede del Pd di Largo del Nazareno per un faccia a faccia per molti versi epocale - gli ha ridato nuova legittimazione politica dopo le ripetute vicissitudini giudiziarie degli ultimi anni. È per questo, è il senso del ragionamento fatto dall'ex premier con un parlamentare, che «Matteo farebbe bene a guardarsi le spalle».
Il Berlusconi che parla di «giustizia ad orologeria», dunque, non si riferisce solo alla sua persona. Certo, sbotta, «la mia è una persecuzione che dura da venti anni e ormai rasentiamo il ridicolo». «Lo vedete che c'è un piano precostituito per colpirmi?», ripete infatti a chi ha occasione di sentirlo durante la giornata. Altrimenti, spiega, «non si spiegherebbe come mai ricominciano ad affondare colpi ogni volta che torno ad occuparmi di politica». Il riferimento, come detto, è proprio all'accordo con Renzi che il Cavaliere considera la principale ragione di una certa «accelerazione» dei lavori da parte della procura di Milano. Un'intesa che secondo l'ex premier non subirà però alcun contraccolpo dalla nuova indagine. «Il problema – spiegava ieri Berlusconi a diversi interlocutori – resta quello della tenuta del Pd, altro che possa minare l'accordo raggiunto con Renzi non esiste».
Detto questo, tutto pensa della nuova indagine il Cavaliere fuorché che sia «un atto dovuto». Lo dice in privato – in verità con toni ben più coloriti - a chi lo chiama per solidarizzare, quasi a replicare alle dichiarazioni del procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati. Capita dunque a proposito un convegno dedicato ai temi della giustizia organizzato da Domenico Scilipoti. È in un messaggio a loro indirizzato, infatti, che Berlusconi torna a lanciare i suoi strali contro la magistratura ma anche a ribadire di non avere alcuna intenzione di farsi da parte. «In Italia l'ingiustizia è uguale per tutti i cittadini», attacca l'ex premier, visto che c'è una parte della magistratura che «da 20 anni ha commissariato la politica» sovvertendo «per quattro volte» il risultato elettorale. Ma io, aggiunge Berlusconi, «resto in campo, più convinto che mai di dover combattere fino alla fine per veder prevalere quello in cui credo profondamente».
Un Cavaliere, insomma, deciso a non indietreggiare.

Questa volta – ripete ad una parlamentare a lui vicina – la procura di Milano non riuscirà a dettare l'agenda della politica italiana, questa volta non ce la faranno a boicottare le riforme.

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