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Il Cav prepara la svolta del Pdl

Santanché: "A giorni Berlusconi annuncerà un nuovo progetto". Molti nel Pdl premono per un ritorno a Forza Italia. Ma Cicchitto frena: "Niente a diktat dall'alto"

Il Cav prepara la svolta del Pdl

Via dell’Umiltà addio. E addio anche al Pdl vecchio stile. Dopo la sconfitta alle amministrative, Silvio Berlusconi è pronto a calare l'asso nella manica e a presentare un nuovo modello per il centrodestra. Un modello che punta a rinnovare il Pdl per tornare a parlare alla gente e a farsi portavoce nelle istituzioni per rinnovare il Paese. Aver chiuso la sede in via dell’Umiltà per aprirla in Piazza San Lorenzo in Lucina è stato solo il primo passo. "Il Popolo delle Libertà - rileva Daniela Santanché, che ha lavorato al nuovo progetto - nasceva con degli alleati che oggi non ci sono più e forse non è mai entrato nel cuore della gente".

La sconfitta è stata pesante. Tra i vertici di via dell'Umiltà nessuno dice il contrario. Dalle urne delle amministrative è emersa non solo una vittoria schiacciante del Pd, ma anche una scottante verità: senza Berlusconi in campo, il centrodestra non riesce a vincere. Nei ragionamenti fatti in privato, il Cavaliere non ha nascosto il risultato deludente del Pdl, ma ha anche invitato a non enfatizzare l’esito dei ballottaggi: il centrodestra nel voto locale è sempre risultato svantaggiato rispetto al centrosinistra e, ancor di più, per il Cavaliere ha pesato negativamente sul Pdl l’astensionismo, questo sì per l’ex capo del governo da non sottovalutare perché indicativo di una disaffezione che potrebbe aumentare alle elezioni politiche. Mentre Berlusconi sta studiando una forma più light del partito, i vertici del Pdl discutono in modo acceso sul futuro del centrodestra. "La sconfitta del centrodestra alle comunali era annunciata ed è stata più pesante rispetto alle previsioni - il senatore Altero Matteoli - ora è necessario che il Pdl rifletta e corra prontamente ai ripari". Il punto è propio questo: da dove ripartire? In molti sono dell'avviso di chiudere la parentesi Pdl per fare un ritorno a Forza Italia. Un salto alle origini per guardare al futuro con un progetto concreto per l'Italia. In prima fila a premere sul Cavaliere per un rinnovamento in questo senso c'è Michaela Biancofiore che, ai microfoni di Agorà, chiede un vero rinnovamento. Il che significherebbe andare oltre il Pdl allargando la base del partito. "Se il cambiamento nel centrodestra è rappresentato da Cicchitto, che sprona ad andare avanti quando ha fatto 20 anni di politica, è chiaro che questo non può essere il futuro del centrodestra", ha tuonato la Biancofiore rispolverando la formula di renziana memoria: rottamazione. Rottamazione che, però, non deve colpire Berlusconi dal momento che "è ancora percepito come il nuovo che avanza perchè non è colluso con il potere".

Di debacle parla, senza mezzi termini, l'ex ministro Giancarlo Galan che, in una intervista alla Stampa, è tornato a invocare un ritorno allo spirito del '94 per guardare al futuro con maggiore sicurezza. Anche il vice presidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, spinge per un ritorno a Forza Italia attraverso un "percorso di ripresa". Percorso che, come ha annunciato questa mattina la Santanché, il Cavaliere ha ben in mente. "Berlusconi vince quando, sul piano nazionale, presenta un progetto, l’assenza di Berlusconi è stata significativa - ha spiegato Mantovani - ma i nostri candidati avrebbero bisogno rapporto più attento con la popolazione". Ieri sera il presidente dell’Anci, il pidiellino Alessandro Cattaneo, ha incontrato l'ex premier ad Arcore e insieme hanno affrontato il nodo della ricostruzione del partito. "Evidentemente qualche dirigente è un po' spremuto , nel senso che dopo tanti anni che ha dato tanto - ha spiegato il sindaco di Pavia - deve passare per lasciare energie e prospettive un po' differenti". Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha, tuttavia, voluto ricordare che, all'interno del centrodestra, in questi anni è cresciuta una classe dirigente di giovani che non deve essere "buttata via". Dello stesso avviso, d'altra parte, è anche Sandro Bondi che non vuol sentir parlare di congressi e tesseramenti.

Polemico anche Fabrizio Cicchitto secondo cui la definizione di un modello di partito non può essere realizzata "attraverso un’operazione del tutto verticistica, senza alcun confronto collegiale e collettivo".

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