Politica

Il Cav teme l'effetto domino: altre inchieste dopo il Lazio

Berlusconi preoccupato che i pm si scatenino contro le giunte Pdl. Lo sfogo sulla vicenda Fiorito: laggiù andrebbero cacciati tutti. Ex An sempre più sul piede di guerra

Gianni Letta e Angelino Alfano davanti a Palazzo Grazioli
Gianni Letta e Angelino Alfano davanti a Palazzo Grazioli

Chi ha occasione di sentirlo lo racconta «stufo» e «amareggiato». Preoccupato sì dal Laziogate ma soprattutto dalle conseguenze che potrà avere a livello nazionale e dai contraccolpi destinati ad arrivare su quello che ormai da due mesi era per il Pdl un trend di lenta risalita. Il timore del Cavaliere è «quello dell'effetto domino». Dopo il caos esploso a Roma, infatti, ci sono voluti solo due giorni perché la Guardia di finanza facesse capolino negli uffici del Consiglio regionale della Campania e in molti sono convinti che di qui a breve toccherà ad altre regioni. Il rischio, insomma, è che si aprano nuovi fronti, magari solo perché qualche procura si fa prendere da spirito d'emulazione. Un regalo enorme all'antipolitica, a quel Beppe Grillo che proprio adesso nei sondaggi aveva iniziato a perdere qualcosa e che ora potrebbe rifiatare. Per saperlo bisognerà aspettare lunedì, quando ad Arcore dovrebbero arrivare le prossime rilevazione della Euromedia Research di Alessandra Ghisleri. Non solo su Grillo, ma anche sul Pdl che pare sia destinato a sentire il colpo piuttosto forte. Un arretramento ci sarà, avrebbe già anticipato la Ghisleri al Cavaliere. Bisogna vedere di quanto e se anche in Sicilia, dove si vota a fine ottobre e il candidato del centrodestra Nello Musumeci era fino a qualche giorno fa in recupero.
Ecco perché l'ex premier è di pessimo umore e, davvero potesse, farebbe piazza pulita oggi stesso. «Andrebbero cacciati tutti», s'è sfogato ieri. Ma poi anche lui sa bene che molto dipende dalla legge elettorale che ci sarà, da quanto saranno determinanti i cosiddetti «portatori di voti» e dall'eventuale reintroduzione delle preferenze. Ecco perché un rinnovamento ci sarà, ma comunque graduale e con raziocinio.
Il punto, però, è anche capire se davvero Renata Polverini riuscirà a reggere. I rumors, infatti, già raccontano di altre inchieste destinate a coinvolgere uomini vicini alla governatrice. Che per adesso tiene, ma inizia a registrate una leggera presa di distanza da parte dell'Udc. Quando il Cavaliere dice di temere l'effetto domino, infatti, non si riferisce solo alle inchieste ma probabilmente anche al fatto che un eventuale passo indietro della Polverini ridarebbe fiato a chi in questi mesi ha chiesto la stessa cosa a Roberto Formigoni. A quel punto, insomma, sarebbe il caos. A cui si andrebbe ad aggiungere lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria guidato dal pidiellino Demetri Arena per buco di bilancio o per infiltrazioni mafiose. I soliti ben informati lo danno per scontato. Uno scenario piuttosto complicato. Aggravato dallo scontro tra ex Forza Italia ed ex An che diventa ogni giorno sempre più duro. Anche se in pubblico i toni si sono un po' attenuati, in privato lo scontro ha ormai superato il livello di guardia. Tanto che sembra che lo stesso Berlusconi non abbia gradito alcuni modi un po' ultimativi di Ignazio La Russa. «Se si votano con il Porcellum se ne vadano pure, ma con il proporzionale con premio al partito bisogna restare tutti uniti», s'è sfogato il Cavaliere qualche giorno fa ribadendo che per prendere qualunque decisione bisogna capire con che sistema si voterà. Anche se qualcuno fa notare che se davvero Berlusconi pensa ad un passo indietro a favore di qualcuno che possa aggregare verso il centro (un Montezemolo per esempio) la diaspora degli ex An sarebbe comunque inevitabile. Si vedrà. Di certo c'è che per il momento il Cavaliere ha chiesto a tutti di non alimentare polemiche, tanto che ieri Mariastella Gelmini ha preferito evitare di rispondere pubblicamente a La Russa che l'accusava di essere «in cerca di poltrone».
La verità è che il solco tra ex Forza Italia ed ex An si sta allargando in maniera preoccupante.

A parte l'area che fa capo ad Altero Matteoli, infatti, seppur con sfumature e gradazioni diverse sono tutti sul piede di guerra, convinti che alle prossime politiche i posti che avranno a disposizione nelle liste elettorali saranno ben pochi.

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