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Celeste ha vinto anche per gli altri bimbi

Il giudice di Venezia ha detto sì. Celeste, la bambina di due anni malata di atrofia muscolare spinale, verrà curata con le cellule staminali. L'ordine è arrivato ieri mattina dal Tribunale del lavoro e della sanità di Venezia. Il padre Gianpaolo e la mamma Elisabetta tirano un sospiro di sollievo. Si parte. Celeste ha vinto e può tornare a sperare. Da oggi la sua lotta con la malattia ricomincia in modo attivo. Le iniezioni di cellule staminali verranno iniettate nuovamente. E si torna a sperare. Una sfida che ora potrà continuare senza paura di ulteriori interruzioni, la famiglia Carrer è pronta.
Il caso di questa bambina è destinata a diventare storia. Ieri sera c'è stata la conferma. Un altro caso, questa volta a Catania, stesso esito. Esmeralda come Celeste. Una bambina ancora più piccola, di un anno appena. Lei combatte contro un danno celebrale per asfissia, anche per lei c'è la possibilità di essere curata con le staminali, e il giudice ha ordinato le cure. E così la piccola incontrerà Celeste nei reparti dell'ospedale di Brescia. «Verrà portata da Catania a qui il prima possibile, spiega il dottor Marino Andolina che da tre anni ha in cura Celeste. Anche per Esmeralda non c'è tempo da perdere».
Esmeralda, Celeste, sono solo l'inizio della rivoluzione. Loro sono solo le prime, dietro c'è un mondo che ora è pronto a farsi avanti, a chiedere di poter accedere alle cure staminali.
La terapia a cui è stata sottoposta Celeste è «da considerarsi quale cura compassionevole, prevista dal decreto ministeriale Turco-Fazio», spiegano gli avvocati della famiglia di Celeste Carrer commentando la motivazione alla base della decisione del giudice del lavoro del tribunale di Venezia, Margherita Bortolaso, di far riprendere le cure a base di cellule staminali per la piccola. La cura è stata «avviata in un ospedale pubblico italiano, con tutte le tutele e le garanzie dovute ad un percorso terapeutico così importante».
Ma soprattutto, concludono i legali, «Celeste, alla quale erano stati dati massimo 18 mesi di vita, vive ed ha raggiunto i due anni e due mesi e prosegue nei miglioramenti, certificati dai medici degli Ospedali Civili di Brescia, manifestati dopo l'avvio della terapia».
Si spalancano le porte a nuove terapie, a nuovi e più accesi dibattiti, critiche e accuse, terremoti. Il ministero della Salute ha ribadito intanto tramite una nota che «quello utilizzato dall'ospedale di Brescia non è un trattamento scientifico e non vi sono inoltre comprovati dati sulla sua efficacia».
Una sentenza che rivoluziona e crea allarme. Federanziani si preoccupa: «Con questo provvedimento si è aperta la strada a qualsiasi somministrazione di farmaco a chiunque, a carico del Servizio sanitario nazionale», dice il presidente Roberto Messina. «Il trapianto di cellule staminali mesenchimali adulte non è una terapia salvavita per i bimbi con atrofia muscolare spinale, dicono dall'Associazione famiglie Sma che raggruppa genitori di bimbi malati di atrofia muscolare spinale, come la piccola Celeste.
Anzi - proseguono- è grave che si spacci come cura qualcosa che non lo è, illudendo migliaia di famiglie».

Ma intanto Celeste va avanti.

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