Politica

Ci affamano e ci spiano Dovremmo pure votarli?

Alcuni giorni fa Piero Ostellino ha scritto sul Corriere della Sera un articolo sapidamente critico a proposito dell'entrata in vigore del cosiddetto redditometro, strumento utile - nelle intenzioni del legislatore - per stanare gli evasori fiscali. Non l'avesse mai fatto. Ieri, sul medesimo quotidiano, è apparsa una lettera piccata del direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, in risposta al noto editorialista (liberale), nella quale si pretende di spiegare che il citato redditometro in realtà è una cosa meravigliosa e sarebbe piaciuta addirittura a Karl Popper, quello della «società aperta».
Non desideriamo entrare in questa polemica in qualità di esperti, anche perché tali non siamo. Semmai attendiamo la replica di Ostellino. Nel frattempo, ci sia però consentita qualche osservazione. Befera sostiene, in estrema sintesi, che se uno spende più di quanto denunci deve giustificarsi: dove sei andato a prendere i soldi? Se il contribuente non fornisce risposte soddisfacenti, sono cavoli suoi. L'onere della prova non spetta all'Agenzia delle entrate, ma al cittadino. E questo è il punto delicato.
In un Paese decente non tocca a me dimostrare di non aver rubato, ma tocca alla giustizia dimostrare il contrario. In teoria. Anche la giustizia fiscale dovrebbe attenersi a questo principio. Il redditometro consente di stabilire ciò che ho comprato nell'anno. E va bene. Ma se ho pagato i conti col denaro incassato tre anni fa invece che con quello del mio ultimo reddito, cosa succede? E se mi sono indebitato? Se ho venduto l'argenteria o un quadro? Gli esempi potrebbero essere mille. Ma al di là di tutto questo, la sensazione diffusa è che lo Stato (...)

(...) italiano, se non poliziesco, sia avviato a diventarlo.
Iniquo lo è già, e anche pasticcione. Quando si tratta di prelevare soldi dal portafoglio del cittadino è inflessibile: li vuole subito. In caso di ritardo, scattano multe pazzesche. Viceversa, se è obbligato a liquidare una fattura oppure a rimborsare, chessò, l'Iva a un imprenditore, allora è lento, distratto, moroso: non è in grado di assicurare la puntualità che pretende dai suoi debitori. Non parliamo poi dei quattrini che tu «suddito» sei costretto a versare in fretta anche qualora richiesti illegittimamente. Qui si cade nell'assurdo. Non c'è verso di ragionare. L'agente delle tasse, forte di leggi e regolamenti strampalati, intima: tu comincia a pagare, poi presenta un bel ricorso e alla fine vedremo; eventualmente ti sarà restituita la somma.
La «sentenza» arriva, se arriva, dopo anni. Ovviamente hai sostenuto le spese dell'avvocato e nelle tue tasche torna, se torna, una manciatella di spiccioli. Uno Stato così conciato che diritto ha di essere severo? Che titoli ha per esigere da noi serietà quando esso stesso non è serio?
È di ieri la notizia che l'Europa ha deplorato il governo tecnico per aver introdotto l'Imu, un veicolo di povertà perché colpisce tutti, indiscriminatamente. I rilievi fatti dalla Ue non sono diversi dai nostri, mille volte espressi su queste colonne. Come si fa a imporre una tassa tanto pesante sulla prima casa, magari acquistata col mutuo per disperazione (gli affitti di mercato sono alti e l'edilizia popolare è morta trent'anni orsono, quindi vi è carenza di alloggi a pigione agevolata)? Varie famiglie pagano rate mensili elevate alla banca che, di fatto, per effetto dell'ipoteca, è la vera proprietaria dell'immobile. E in più quelle famiglie sono chiamate a saldare l'Imu in quanto intestatarie di muri che non sono loro, ma «controllati» dall'istituto di credito fino a estinzione del prestito.
Una gravissima ingiustizia a danno dei contribuenti più deboli, praticamente ridotti in miseria da una politica fiscale insostenibile. Non si capisce perché, pur davanti all'evidenza, si continui a considerare gli affamatori del popolo salvatori della Patria, coloro che ci avrebbero impedito di finire nel baratro. Professor Monti e dottor Befera, per favore, un po' di silenzio. Ci appelliamo al vostro minimo senso del pudore.Vittorio Feltri

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di Vittorio Feltri

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