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Clini avverte i pm: «Senza Ilva l'Italia va ko»

Parlamento, tribunale, strade. L'ennesima caldissima giornata dell'Ilva si è giocata su questi tre fronti. In Aula ha parlato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini; al Palazzo di Giustizia di Taranto, il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante ha presentato ufficialmente i ricorsi contro i provvedimenti del gip che sequestra l'area a caldo dello stabilimento; in strada sono scesi ancora una volta gli operai che vedono il posto di lavoro sempre più a rischio. E intanto le polemiche tra governo e magistratura non accennano a placarsi, anzi, proprio ieri gli atti firmati dal gip Patrizia Todisco sono arrivati al ministero della Giustizia.
Clini, di fronte alle commissioni Attività produttive e Ambiente, non ha usato mezze parole: «L'area a caldo dell'Ilva non si può spegnere. Se si chiude l'impianto a caldo finisce l'Ilva ed è a rischio l'intero sistema industriale italiano. Con il possibile ricorso alla Consulta che stiamo valutando, vogliamo stabilire i ruoli rispettivi», specificando come sia impossibile che a decidere la politica industriale di un paese possano essere i magistrati. Clini ha anche annunciato che l'Organizzazione mondiale della Sanità collaborerà al monitoraggio ambientale della città di Taranto sottolineando come i dati relativi all'inquinamento siano in linea con le altre città italiane e che «tenere aperta la produzione dell'Ilva vuol dire anche tenere aperto il risanamento ambientale». Un'altro ministro, Renato Balduzzi (Salute) ha specificato che per il governo «non c'è nessun magistrato sotto accusa, tantomeno quelli della Procura di Taranto», ma la spaccatura rimane evidente, almeno fino al confronto diretto di venerdì quando in città arriveranno i ministri Clini, Passera e Severino, inviati dal premier Mario Monti per riferire sulla situazione ma anche per trovare una sorta di mediazione con la Procura.
Bruno Ferrante intanto ha depositato gli appelli al Riesame (la sentenza nel merito è attesa per il prossimo 15 settembre), chiedendo l'annullamento del provvedimento perché secondo l'azienda «il gip ha usurpato poteri propri del tribunale del Riesame e della procura della Repubblica». La parola passa quindi, di nuovo, ai giudici del Riesame mentre i legali del Guardasigilli, spulceranno gli atti alla ricerca di «abnormità sotto il profilo disciplinare».
Sul fronte della protesta, mentre la Fiom conferma il suo «no» perché dice: «Non si sciopera contro la magistratura», gli operai dell'Ilva hanno nuovamente occupato le principali arterie stradali tarantine ribadendo lo sciopero ad oltranza. Per venerdì il «comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti» ha indetto una contro-manifestazione in favore delle toghe. Ulteriore esempio del caos che regna a Taranto.

Una città divisa e ferita che guarda inevitabilmente con apprensione alle ciminiere dell'Ilva.

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