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Cobas, studenti e Casapound: Roma blindata va alla guerra

Scontri, spuntano prove a favore dell'ispettore indagato: "Non ha colpito il volto del fermato". I lettori del Giornale con gli agenti: raccolti 116mila euro

Cobas, studenti e Casapound: Roma blindata va alla guerra

Incrociamo le dita. Alla roulette degli scontri di piazza se questa mattina uscirà il rosso, a Roma sarà il delirio nei cortei organizzati da studenti, Cobas e Flc Cgil («indosseremo i caschi per difenderci dalle manganellate», «saremo imprevedibili» annunciano). Se invece dovesse uscire il «nero», di pomeriggio ci sarà da tremare al sit-in dei militanti di destra di Casapound, a cui è stata appena sfasciata una sezione a colpi di piccone («c'è un'aria a dir poco pericolosa», denunciano i militanti). Mille poliziotti e carabinieri a presidio della Città Eterna nonostante il tam-tam di «ammutinamento» in segno di protesta per l'assoluta mancanza di tutela e protezione ricevuta dal ministro Cancellieri e dal capo della polizia dopo gli scontri del 14 scorso sul lungotevere.

MINACCE ANARCHICHE

Il prefetto della capitale, Pecoraro, ha mandato finalmente un segnale di fermezza ai vandali mascherati. La linea morbida a oltranza non sarà più la regola: «Non ci saranno zone rosse e i luoghi sacri della democrazia, a cominciare dal parlamento, sono inviolabili». In caso di problemi «le forze dell'ordine non possono non intervenire. E chi indosserà il casco sarà invitato a toglierlo o sarà denunciato». Il prefetto è poi andato in controtendenza rispetto alla linea del ministro Cancellieri sulla possibilità di schedare i celerini numerando i caschi: «Abbiamo già gli anticorpi per impedire che qualcuno isolatamente, individualmente o autonomamente possa eccedere». Una posizione condivisa anche dal Cocer dei carabinieri: «Qualche buontempone da 500mila euro annui, per giustificare le sue negligenze, non ha esitato ad accondiscendere all'idea di numerare poliziotti, carabinieri e finanzieri durante i servizi di ordine pubblico per verificarne i comportamenti». Nel frattempo gli uffici anti-eversione di polizia e carabinieri stanno monitorando una quindicina fra centri sociali e network antagonisti studenteschi intenzionati a creare problemi.

I FALSI SULL'AGENTE INDAGATO
Dopo l'indecente cagnara per il lacrimogeno lanciato sui manifestanti dall'alto del ministero della Giustizia quando in realtà s'è appurato esser stato sparato dalla strada per poi rimbalzare sui muri di via Arenula, altri clamorosi falsi stanno girando in merito al deprecabile gesto di un ispettore del commissariato Viminale indagato per aver infierito su un manifestante a terra. Il poliziotto del commissariato Viminale, 30 anni di carriera e mai ha una nota negativa a fronte di numerosi encomi proprio per la sua specializzazione di «trattativista» con gli organizzatori dei cortei, si ritrova letteralmente linciato sulla rete. Per accusarlo di aver manganellato «in faccia», «in pieno volto», un manifestante, hanno prima fatto girare in internet l'immagine di un altro arrestato (foto a sinistra, il bellunese Riccardo Masoch) e poi, di fronte all'evidenza, hanno dovuto fare macchina indietro quando si è scoperto che il ragazzo in questione era invece l'aretino Massimo D'Angelo (foto al centro) che nessun segno riportava sul viso e nulla compariva nei referti medici stilati dai sanitari dell'ambulanza (la dottoressa S. e l'infermiere F.) che fanno solo riferimento a «escoriazioni al polso» e «lievi» abrasioni. Lo stesso D'Angelo ammetterà in intervista ad alcuni media toscani di «non ricordare» di «essere stato colpito al volto».

IL FUNZIONARIO MISTERIOSO
Ad inguaiare l'ispettore del commissariato Viminale ci penserà però un funzionario di polizia che avrebbe dichiarato di aver urlato al collega di smetterla a infierire a quel modo. Una «raccomandazione» che però, nessuno dei tanti agenti accanto a D'Angelo, avrebbe udito. A proposito di depistaggi e di video poco pubblicizzati dai teppisti on line, ci sarebbe poi da parlare, e tanto, del filmato col manifestante colpito da un malore (foto a destra) per la terrificante esplosione di un cilindro d'amianto imbottito di polvere da sparo. Disteso sui binari del tram, in difficoltà respiratoria, era pronto a passare a miglior vita. Lo hanno aiutato, e salvato, i colleghi «mele marce» del commissariato Viminale che nelle intenzioni di alcuni scalmanati in internet quest'oggi è tra gli obiettivi da colpire per vendicare i colpi «in faccia» allo sfortunato compagno.

Picchiato e arrestato (e poi rilasciato).

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