Politica

Il Colle incoraggia il premier: avanti sull'agenda

Napolitano abbandona il basso profilo per fare il regista della riscrittura delle regole

Il Colle incoraggia il premier: avanti sull'agenda

Roma - #matteostaisereno. No, non sono proprio queste le parole con cui Napolitano a mezzogiorno accoglie Renzi in visita sul Colle, e del resto non risulta che sia direttamente il capo dello Stato a mandare i tweet dal Quirinale. Ma il senso è quello: visto che l'asse con il Cavaliere scricchiola, che tutto sembra un po' sospeso in attesa delle decisioni dei giudizi di sorveglianza, ecco che Re Giorgio prova riprendere il pallino in mano e a incoraggiare il premier: «Ci penso io, tu vai avanti». Secondo lui l'accordo è possibile: «Dal dialogo su temi cruciali può derivare il superamento di posizioni finora invalicabili».

Finita con Enrico Letta la stagione dei governi del presidente, da un paio di mesi Napolitano si era allontanato dal centro della scena. Poche udienze, pochissimi interventi. Adesso però, con l'arrivo dei primi ostacoli per Renzi e le sue riforme, Napolitano riprende a muoversi e a parlare, a mediare sul Senato e il Jobs Act, a convocare ministri, a riaprire l'ombrello istituzionale sull'esecutivo. L'ex sindaco di Firenze ha meno della metà dei suoi anni ed è lontanissimo dal suo modo di vedere la politica. Però, spiegano sul Colle, al presidente «la velocità di Matteo non dispiace», anche perché sa bene quanto sia alto il pericolo che i negoziati sulle riforme si incartino «nell'eterna rincorsa di veti e ultimatum». Vizi italici messi nero su bianco da un recente rapporto della JP Morgan, letto con attenzione al Quirinale, dove si sostiene che le falle del nostro sistema siano nella «debolezza dei governi rispetti ai Parlamenti» e nella «protesta contro ogni cambiamento».
Il capo dello Stato, che ha legato il suo secondo mandato alle riforme e alla riscrittura delle regole ha quindi deciso che il tempo del basso profilo è finito. La svolta è tutta nell'ultima settimana. Lunedì ha preso apertamente le distanza dalla «rivolta» di Pietro Grasso. Il presidente del Senato avvertiva Renzi che a Palazzo Madama «non ci sono i numeri», Napolitano ha replicato così: «Il superamento del bicameralismo paritario, che garantisca un più lineare e spedito processo di approvazione delle leggi, è una necessità improrogabile».

Il giorno dopo ha incaricato il segretario generale Donato Marra di rispondere a Renato Brunetta, che accusava il governo di non avere le coperture. «Il presidente vigilerà sul rispetto delle regole di equilibrio di bilancio e dei vincoli europei». L'operazione diplomatica è proseguita poi mercoledì, con il faccia a faccia con Silvio Berlusconi, contestato da molti a sinistra ma che è servito a confermare la centralità del leader di Forza Italia. E siccome la partita delle riforme si intreccia con quelle dei conti pubblici e della giustziia, ecco che giovedì, dopo la regina Elisabetta, a salire sul Colle sono stati i ministri Andrea Orlando e Pier Carlo Padoan. In questa significativa girandola di incontri gli argomenti sono sempre gli stessi, i tre di cui prima di pranzo parla con Matteo. Renzi resta un'ora, riferisce dei colloqui a Londra con Cameron e, come si legge nel comunicato ufficiale, vengono «esaminati l'iter del processo delle riforme costituzionali e i Def che è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di martedì». Poi la giustizia. Il Guardasigilli nega che Renzi e Berlusconi abbiamo stipulato un patto, però spera «in un confronto».

Quanto a Napolitano, dice Orlando, «si è assunto il difficilissimo ruolo per garantire il dialogo tra le forze politiche, condizione per affrontare la crisi».

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