La stanza di Feltri

Le colpe dell'incuria ricadono sul clima

Il cambiamento climatico è un formidabile capro espiatorio delle inefficienze, del lassismo e della incuria delle istituzioni, in particolare quelle locali

Le colpe dell'incuria ricadono sul clima

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Gentile Direttore Feltri,
ormai le strade di Milano somigliano sempre di più a quelle di Roma, le quali sono talmente piene di buche e insidiose da provocare addirittura morti e feriti. Ancora una volta il sindaco Sala, anziché assumersi le sue responsabilità, ha dato la colpa al clima. Ma le pare normale?
Guglielmo Brambilla

Caro Guglielmo,
ho avuto già modo di esprimere questo mio pensiero, che ribadisco replicando alla tua lettera: il cambiamento climatico è un formidabile capro espiatorio delle inefficienze, del lassismo e della incuria delle istituzioni, in particolare quelle locali. Tirare sempre in ballo il clima, del cui mutamento sarebbe colpevole l'essere umano, quindi la collettività intera, ovvero ciascuno di noi, comporta un ribaltamento automatico delle responsabilità, per cui di quello di cui sarebbero chiamati a rendere conto gli eletti devono rispondere i cittadini, cioè le vittime di quei medesimi disservizi e disagi di vario tipo.

Non esiste operazione più disonesta di questa e la sinistra oramai ne fa un utilizzo spregiudicato, sfrontato e privo di qualsiasi freno e pudore. Piove e le vie si allagano? Bene, è colpa del clima. C'è vento e crollano gli alberi che, cadendo, distruggono automobili parcheggiate e qualche volta uccidono? Bene, è colpa del clima. Le strade sono più gremite di buche di una forma di Groviera? Bene, tutta colpa del clima. Gli incendi? Colpa del clima.

Il clima non può replicare, non può difendersi, non può affermare: «No, stronzi, è colpa vostra!». Ecco la ragione per la quale è l'elemento perfetto contro il quale puntare il dito. Ad agevolare questo meccanismo sono tv e giornali che non fanno altro che ripetere che il surriscaldamento globale è causa di tutti i mali del mondo. Sono su questo pianeta dalla bellezza di ottant'anni e non ricordo un'estate che non sia stata calda o un inverno che non sia stato freddo, eppure oggigiorno fa notizia pure l'ovvio, ossia che le temperature si alzano in estate e si abbassano in inverno. Se piove, è dovuto al mutamento climatico. Se non piove, idem. Non c'è scampo. I progressisti, molto astutamente, hanno compreso che, ricorrendo a questa argomentazione, possono salvarsi dal giudizio e dalla critica, anche perché l'ecologismo è divenuto una religione e non c'è cristiano che oserebbe contestare il credo ambientalista in base al quale tutto è calamità che l'essere umano si è meritato perché è stato cattivo con la Natura, la quale si è rivoltata contro di noi a ragione e ora ci perseguita con pioggia, grandine, neve, afa, siccità, vento, che producono persino i crateri sull'asfalto.

Molto più onesto e utile sarebbe confessare che le buche nelle quali finiscono ciclisti e motociclisti e incappando nelle quali gli automobilisti rischiano di compromettere le ruote non sono dovute alle intemperie, bensì alla scarsa o assente manutenzione del manto stradale, al generale stato di abbandono e di degrado nel quale permangono diverse zone della città di Milano, che fino a qualche anno fa era più curata, più ordinata, più pulita, oltre che più sicura.

Da quando il primo cittadino Sala ha sviluppato questa malsana ossessione ecologista, la metropoli è peggiorata e priorità sono diventate le piste ciclabili, i divieti di accesso e di transito ai veicoli, in particolare ad alcune tipologie di auto, la guerra ai Suv, alla velocità, l'imposizione dei 30 km orari, le nuove tasse che comprimono la libertà di circolazione. Ne avessimo almeno tratto qualche beneficio in termini di qualità dell'aria o della vita! Neppure questo. Che fregatura!

Ma non si pretenda che ci beviamo che siamo noi i colpevoli delle buche sull'asfalto in quanto non avremmo tutelato l'ambiente. Imporci tale visione costituisce un insulto alla nostra intelligenza.

È buona pratica che un amministratore si assuma le sue responsabilità senza tentare acrobatiche arrampicate sugli specchi.

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