Politica

Il comico giudicava «uno sconcio» il suo vitalizio da oltre ottomila euro al mese

Il classico rappresentante della Casta. Con la c maiuscola. Un pensionato d'oro, di quelli che ti fanno venire la bile solo a nominarli. Il protagonista, con tanti altri parlamentari, di «uno sconcio intollerabile». E invece Beppe Grillo ha deciso che lo sconcio non è poi così sconcio. Anzi, è così impalpabile che Stefano Rodotà è il candidato unico e inamovibile dei Cinque Stelle al Quirinale. Giravolta delle giravolte: solo due anni fa, non un secolo, il comico genovese infilava il nome del giurista di origine calabrese in una lista delle vergogne dal titolo «Maledetti, non vi pensionerò». Il motivo? L'ex presidente Pds disponeva e dispone di una signora pensione che viaggiava sopra gli ottomila euro al mese. E dunque era il bersaglio, con altri notabili trasversali agli schieramenti, degli strali del vulcanico e imprevedibile affabulatore genovese.
Altri tempi. Ora, confortato dall'esito delle Quirinarie, in cui Rodotà ha raggiunto il terzo gradino del podio fra le preferenze dei militanti pentastellati, Grillo ha deciso di puntare sull'ex Garante della privacy per scardinare il fortino Democratico, scompaginare le forze della sinistra e imporre con una zampata il proprio uomo al Quirinale. Che poi non lo ami, non importa. Anzi, in un video che i grandi elettori a Cinque stelle devono aver imparato a memoria, Grillo, un Grillo schiumante e infervoratissimo, ripete: «Il nostro presidente è il signor, professor Stefano Rodotà. Andasse come andasse». La bandiera non si cambia.
Peccato che solo ieri fosse non uno stendardo di cui andare orgogliosi ma uno straccio vecchio da calpestare rabbiosamente. Esagerazioni?
Basta riprendere fra le mani due post del leader Cinque stelle, datati luglio 2011, per scoprire che Rodotà era il bersaglio di un Grillo scatenatissimo. Insieme ai vari Nicola Mancino, Topo Gigio Veltroni, Eugenio Scalfari. «Leggete questi nomi - si attizzava Grillo - sono solo un assaggio di chi percepisce un'ottima pensione (lorda) grazie ai contribuenti. Grazie a voi».
E via con le teste da ghigliottinare: Rosa Russo Jervolino, 9.947, Nicola Mancino 9.947, Stefano Rodotà 8.455, Walter Veltroni 9.014». Uno scandalo. Un insulto, secondo Grillo, a milioni di lavoratori quegli 8.455 euro al mese. «Lo so - proseguiva implacabile - che mentre leggete vi monta il sangue alla testa, stringete i pugni e vi si contrae lo stomaco».
Lo sapeva allora. Non lo sa più adesso. Ora è tutta una standing ovation, anche se la pensione d'oro è ancora lì. E viene riscossa regolarmente, mese dopo mese.
Oggi l'impresentabile è promosso sul campo statista e candidato unico alla più alta carica dello Stato. Al confronto la metamorfosi di Kafka è un gioco da dilettanti. «Questo sconcio - rincarava la dose Grillo, sempre nel luglio 2011 - è ormai intollerabile. Per farvi venire la bile ecco qualche pensionato parlamentare eccellente». E Grillo sciorinava il solito carosello di nomi: Rosa Russo Jervolino, Alfredo Reichlin, Pino Rauti, Nicola Mancino, Stefano Rodotà, sempre lassù, alla quota stellare di 8.455 euro.
Ora apprendiamo che Grillo ha telefonato al professore e non per fargli le pulci. No, si sono fatti «un sacco di risate» - ma che ci sarà da ridere? - e il comico ha offerto al giurista su un piatto d'argento la presidenza della Repubblica. Per scacciare la Casta dal tempio, si è rivolto a uno di loro, uno di quelli che «prendono la pensione per noi. Perché ci si senta più buoni e tanto coglioni».

Ancora di più se salirà al Colle.

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