Economia

Spiati anche i conti correnti: puniti solo gli onesti

Da domani l’Agenzia delle entrate potrà vedere tutti i movimenti in banca. Un provvedimento inutile

Spiati anche i conti correnti: puniti solo gli onesti

Spazi di libertà che se ne vanno. Da domani sarà operativo il SID, il nuovo sistema di anagrafe tributaria dei conti correnti. Non si sa quanto sia voluta la scelta di un nome minaccioso (qualcuno si ricorderà che era la vecchia sigla dei Servizi Segreti italiani) ma di certo fa tremare perché tutti i dati del proprio conto corrente finiranno retroattivamente, a partire dal 2011, nelle mani di Attilio Befera. «Ma come?» Dirà qualcuno «Male non fare, paura non avere! Chi è in regola non deve temere nulla». Ahimè no, perché la storia della fiscalità italiana è costellata di vessazioni perpetrate proprio ai danni dell'onesto contribuente.

Le armi del grande evasore si chiamano Svizzera, Singapore, Cayman. I metodi di pagamento del malvivente non sono mai l'assegno o il bonifico. I grandi indagati per tangenti erano sempre stati pescati con il conto a Montecarlo o con i lingotti nell'imbottitura del puf, non si ricordano alle cronache malfattori col conto risparmio. Se ci fosse tuttavia la certezza di un utilizzo leale da parte dello Stato per combattere la famigerata evasione, la cosa potrebbe trovare giustificazione ma non è questo il caso per due motivi principali: innanzitutto un nuovo patto col contribuente fatto di punizioni esemplari e di controlli ferrei dovrebbe accompagnarsi ad una sostanziosa riduzione delle aliquote. Il concetto è difficile da digerire per l'onesto che paga tutto e che pensa che come lo può fare lui lo dovrebbero fare anche gli altri, tuttavia occorre sforzarsi e ragionare sui numeri: oggi il rapporto tra tasse incassate e Pil è ai vertici mondiali. Questo significa che se magicamente, mantenendo le aliquote attuali, tutti pagassero il dovuto, la pressione fiscale in Italia lo renderebbe il Paese più tassato del mondo di molti punti percentuali. Anche la vecchia storia del «se tutti pagassero le tasse le aliquote sarebbero più basse» è una solenne bugia perché mai ad un aumento della proporzione del gettito si è accompagnato un calo delle aliquote. Né mai succederà, tenuti presente i nostri impegni di bilancio. E qui arriviamo al secondo punto.

Ci ricordiamo le parole di Prodi che promise che «chi già pagava tutto non doveva temere nulla» salvo poi seppellirlo di gabelle? E soprattutto di Monti che disse che per una tassa «generalizzata» sul patrimonio occorrevano strumenti di accertamento che al momento non c'erano? Ebbene, dato che delle buone intenzioni dello Stato abbiamo imparato da tempo a diffidare e che governi di ogni colore hanno sempre calpestato i diritti dei cittadini con tasse irragionevoli e addirittura retroattive, non si può non pensare che si stia preparando l'ennesima tonnara per macellare il contribuente, magari in nome dell'Europa. Una trappola che incenerisce anche gli ultimi barlumi di privacy e che rischia di colpire ancora una volta gli onesti, lasciando gli evasori del tutto indenni al riparo dei loro conti esteri e schermati. Paradossalmente l'unica difesa del contribuente sarebbe la crisi, come dimostrato dalla recessione provocata dagli inasprimenti di Monti.

Spiati, vessati e a rischio fallimento: non esattamente le migliori condizioni per un rilancio economico.

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