Politica

Il compagno Pisapia licenzia la ballerina che critica la Scala

Allontanata per aver scritto un libro-denuncia sull'anoressia: il tribunale dà ragione al teatro. E il sindaco non si oppone

Milano - Nella città più democratica e tollerante d'Italia, c'è una giovane donna che ha perso il posto di lavoro per avere espresso le sue opinioni in un libro. C'è un sindaco che siede al vertice dell'azienda che ha licenziato la donna. E c'è un tribunale che solo tra un mese - a più di un anno dal licenziamento - dovrà prendere la decisione definitiva: ma già adesso un giudice dello stesso tribunale ha scritto in una ordinanza che secondo lui hanno fatto bene a licenziare il lavoratore. Tra poco più di un mese ci sarà la causa vera e propria. E anche se la donna licenziata giustamente non ha perso le speranze e la voglia di battersi, si può essere ragionevolmente pessimisti.

È questa la conclusione cui si avvia la vicenda di Mariafrancesca Garritano, ballerina della Scala, licenziata in tronco dal glorioso teatro per avere osato scrivere in un libro che l'anoressia è una piaga che infesta i corpi di ballo. La verità, vi prego, sulla danza, era il titolo del libro. Oltre a stime allarmanti sulla diffusione della malattia (una danzatrice su cinque, diceva) forniva un ritratto impietoso dei rapporti umani e di lavoro dietro i sipari: «Storie di corruzione, di minacce e di compromessi, per mantenere il proprio posto sul palco». Di fronte a queste accuse, il mondo ufficiale della danza aveva reagito in modo sdegnato, ma dalla «base» si erano levate molte voci a sostegno della ballerina e del suo pamphlet.

Questo non aveva impedito che la direzione della Scala passasse alle maniere forti: licenziamento in tronco per motivi disciplinari. Che un teatro pubblico cacciasse su due piedi un suo dipendente reo di avere manifestato il suo pensiero era sembrato abbastanza singolare. Ma c'era la speranza che ad aggiustare le cose arrivasse il massimo esponente dell'ente scaligero: il presidente della Scala, che per statuto è il sindaco di Milano. Cioè Giuliano Pisapia, uno da sempre schierato dalla parte dei lavoratori. Ma Pisapia si limitò a una battuta anodina nell'imminenza dei fatti: «Ho letto sui giornali del licenziamento e nel prossimo consiglio di amministrazione porrò il problema, mi informerò. Io so per certo che la Scala su questo tema è molto attenta». Poi più niente.

La Scala è andata avanti per la sua strada, schierando il suo poderoso ufficio legale a sostegno del licenziamento. La Garritano è a spasso. Ha scritto a Pisapia per sottoporgli la proposta di un progetto preparato insieme all'Università Statale sulle difficoltà nutrizionali dei ballerini: «Ma non mi ha neanche risposto».
La danzatrice sperava nella sentenza. Ma dal giudice arriva l'ordinanza che dà ragione al teatro, perché le sue affermazioni avrebbero avuto un impatto «di oggettiva gravità» sull'immagine della Scala.

La Garritano non ha smesso di danzare. Con la Provincia di Milano sta lavorando al progetto «Mi nutro di arte» proprio sul tema dell'anoressia, e andrà in scena il 15 marzo al teatro Leonardo nell'ambito della Giornata del fiocco lilla.

Ma non ha smesso di sperare che prima della prossima udienza la Scala e il Comune di Milano ci ripensino, e riconoscano che anche il dissenso ha il diritto di ballare sulle punte.

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