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Condannati e indagati in lista: ecco gli impresentabili di Bersani

Commissione dei garanti Pd in imbarazzo. Dai rimborsi in Campania alle firme irregolari in Piemonte. Anche l’anticamorra Capacchione a processo per calunnia

Condannati e indagati in lista: ecco gli impresentabili di Bersani

La commissione dei garanti è pronta a riunirsi, il codice anti-impresentabilì lì sul tavolo del presidente, Luigi Berlinguer. Il Pd vuole che le proprie liste per le elezioni politiche siano pulitissime, nessuna macchia nella rincorsa democratica al governo. Eppure nuovi nomi di indagati spuntano dagli armadi del partito che per contrastare l'avanzata delle formazioni più giustizialiste fa della bandiera dell'integrità la madre di tutte le questioni morali. Condannati, rinviati a giudizio e indagati. Non ne manca nessuno.

Una delle notizie più recenti in casa democratica riguarda il politico più votato in provincia di Caserta nelle recenti primarie parlamentari, numero quattro nelle liste del Pd in Campania. La guardia di finanza ha perquisito gli uffici in Regione e l'abitazione di Nicola Caputo. Le ipotesi di reato sono truffa e peculato. Lo stesso decreto di perquisizione è stata notificata a Angelo Polverino (Pdl). Gli inquirenti contestano a Caputo una serie di anomalie nell'utilizzo dei rimborsi alla Regione. Tra le fatture più sospette, una da settemila euro di una ditta che vende bevande.

Secondo caso, Torino. Caterina Romeo è stata condannata a un anno e quattro mesi per violazione della legge elettorale. Nel 2011 la ex coordinatrice provinciale del Pd si era occupata dell'autentificazione delle firme per la lista «Consumatori per Fassino». Firme che erano risultate poi in parte irregolari.
A proposito di donne, la Gazzetta di Caserta ha pubblicato ieri la notizia di un'altra candidata democratica alle prese con la giustizia. Rosaria Capacchione, giornalista anticamorra del Mattino, è sotto processo per calunnia nei confronti di un sottufficiale della Guardia di finanza che aveva fatto arrestare per bancarotta il fratello di Rosaria, il costruttore Salvatore Capacchione.

Un altro vincitore delle primarie, il dalemiano lucano Antonio Luongo, è rinviato a giudizio per corruzione. In Basilicata la stampa in questi giorni ironizza anche sul suo scarso apporto parlamentare: dai dati Openpolis «si attesta cinquecentosettantaquattresimo su seicentotrenta», aggiorna Ilgiornalelucano.it. Ancora: Nicodemo Oliverio, da Crotone, imputato per bancarotta fraudolenta nella vicenda della cessione di palazzo Sturzo, immobile della Dc. Anche per lui le primarie sono state un successo: oltre 8mila preferenze. Oliverio si difende sul sito personale. Spiega di aver agito «con l'obiettivo di evitare che il Ppi venisse derubato del suo patrimonio». Ma di fatto non risponde ai requisiti che Bersani aveva giurato di imporre alla sua squadra. In una lunga requisitoria contro il Pd, Marco Travaglio inseriva ieri nella lista nera sul Fatto Quotidiano anche Vladimiro Crisafulli, 6.348 preferenze a Enna. Sarebbe indagato per abuso d'ufficio per aver fatto pavimentare a spese della Provincia una strada che porta direttamente alla sua villa. Crisafulli ha sporto querela contro il Fatto. Alla commissione dei garanti del Pd il compito di capire dove sta la verità. C'è poi Francantonio Genovese, ex sindaco di Messina, indagato per abuso d'ufficio e al centro di una documentata inchiesta di Panorama sulla parentopoli messinese.

Infine nelle liste dei prossimi candidati democratici ci sono contributi dalla Regione Lazio.

Candidato al Senato sarà Bruno Astorre, l'ex presidente del Consiglio regionale indagato per concorso in abuso d'ufficio con tutto l'ufficio di presidenza nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi d'oro alla Pisana.

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