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Le condizioni del Cav: via l'Imu o si vota

Il leader Pdl chiede garanzie sull'abolizione della tassa e gli sgravi per chi assume. Centrodestra vola nei sondaggi: 37,7%

Le condizioni del Cav: via l'Imu o si vota

Roma«Ho confermato a Napolitano il nostro approccio responsabile e gli ho detto che sono pronto ad andare a vedere cosa mette sul tavolo il Pd. Non ne faccio certo una questione di nomi per Palazzo Chigi, il punto è che bisogna agire sull'Imu e sugli sgravi per chi assume giovani, impegni che dobbiamo mantenere con il nostro elettorato». Le consultazioni al Quirinale sono finite da qualche ora e Silvio Berlusconi è alle prese con i dettagli del suo viaggio lampo a Dallas quando spiega all'interlocutore che è dall'altro capo del telefono come sia andato il faccia a faccia con il capo dello Stato.
Tutto bene, è ovvio. Tanto che il Cavaliere dice chiaro che il Pdl darà «il maggior sostegno possibile a chi sarà il presidente incaricato». L'ex premier, insomma, resta «pronto a dare il suo appoggio a un eventuale governo di larghe intese». Il punto, però, è cosa vuole fare il Pd. Perché – è la riflessione che Berlusconi affida ai suoi collaboratori nel tardo pomeriggio – l'ordine del giorno approvato dalla direzione dei Democratici è una sorta di foglia di fico dietro cui si nascondo posizioni lontanissime tra loro. Si tratta infatti di una specie di cambiale in bianco a Napolitano firmata, però, anche da quanti non vogliono alcun governo di larghe intese e da chi continua a teorizzare l'impossibilità di un'intesa con Berlusconi. Insomma, «cosa davvero voglia fare il Pd non è per nulla chiaro».
Il Cavaliere, dunque, vuole sì andare a vedere ma deve essere chiaro che i Democratici devono dare un sostegno convinto. Anche perché non avrebbe alcun senso dar vita a un governo che sia destinato a vivacchiare. Già, perché il Pdl – ieri un sondaggio Tecné per SkyTg24 dava il centrodestra al 37,7 contro il 29,6 del centrosinistra e il 21,2 del M5S – pagherebbe un costo altissimo, soprattutto se non si dovesse tener fede agli impegni presi in materia fiscale durante la campagna elettorale. Non è un caso che a Palazzo Grazioli oggi si guardi con perplessità sia al fatto che la Lega ha già annunciato che starà all'opposizione sia alla Banca d'Italia che ieri invitava a «evitare incertezze sull'Imu» mantenendola «in maniera permanente».
Due ostacoli evidenti per un Pdl che, dovesse entrare in un governo di larghe intese, vedrebbe nuovamente rompersi l'alleanza con la Lega e riaprirsi il tira e molla sul fisco perché – è il senso di quel che si dice a via del Plebiscito – «non possiamo certo bissare l'esperienza Monti». Questa volta, insomma, il Cavaliere farebbe valere le sue ragioni. «Perché – spiega la Santanché – il nostro è sì un cammino di responsabilità ma non ci si può chiedere di tradire i nostri elettori su impegni chiave come l'abolizione dell'Imu». Se accordo deve essere, insomma, che sia «blindato» e, magari, con Gianni Letta nel governo come garante.
Tutte questioni di cui Berlusconi si occuperà via telefono, almeno fino a venerdì. Già, perché questa mattina alle dieci il Cavaliere partirà per Dallas dove è atteso per l'inaugurazione della George W. Bush Presidential Library and Museum, la fondazione filantropica dell'ex presidente degli Stati Uniti. All'appuntamento parteciperanno ben cinque inquilini della Casa Bianca: i due Bush, Bill Clinton, Jimmy Carter e ovviamente Barak Obama. Un appuntamento – ha spiegato ieri personalmente il Cavaliere a Napolitano, scusandosi per le prossime 48 ore di assenza – «a cui non posso mancare perché vado anche a rappresentare l'Italia». E in effetti Berlusconi sarà l'unico italiano presente, insieme a molti ex capi di Stato e di governo, da Tony Blair a José Maria Aznar.
Il rientro di Berlusconi è previsto per sabato, quando i giochi per il governo dovrebbero essere più o meno chiusi. Senza l'ipotesi Matteo Renzi premier più in pista, visto che sembra Napolitano non sia particolarmente convinto.

Uno scenario, quello del sindaco di Firenze alla guida di un governo di larghe intese, che aveva fatto tremare buona parte della dirigenza di via dell'Umiltà, preoccupata di essere rottamata «di fatto» dall'arrivo di un Renzi destinato a quel punto a guardare anche all'elettorato di centrodestra.

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