Politica

La Consulta boccia la riforma: "Niente taglio delle Province"

Il verdetto dei giudici boccia i tagli di Monti: "La legge è incostituzionale, non si può procedere per decreto". Del riordino delle sedi giudiziarie si salva colo Urbino

La Consulta boccia la riforma: "Niente taglio delle Province"

Le Province sono salve. Niente mannaia. La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della riforma contenuta nel decreto Salva Italia: salta il riordino degli enti che avrebbe previsto la riduzione in base ai criteri di estensione e popolazione. "Non è materia da disciplinare con decreto legge", hanno stabilito i giudici costituzionali. Regge, invece, al vaglio della Corte costitiuzionale la riforma della geografia giudiziaria: sono state infatti giudicate infondate le questioni sollevate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona contro la loro soppressione. Inammissibile quella del Friuli Venezia Giulia. Solo Urbino si salva.

Salta il taglio delle Province

Il decreto legge, che è una atto che dovrebbe essere destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo che non può essere utilizzato per realizzare una riforma organica e di sistema come quella che prevedeva il taglio delle Province. Proprio per questo, oggi la Corte costituzionale ha censurato la norma dichiarandone l’illegittimità costituzional. La Consulta aveva esaminato nel corso dell’udienza pubblica di ieri i ricorsi presentati dalle Regioni contro il decreto "salva Italia" voluto dall'ex premier Mario Monti e approvato nel dicembre del 2011. Con l’articolo 23 il decreto ha di fatto "svuotato" le competenze delle Province e ne ha profondamente modificato gli organi di governo: non più di dieci componenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all’interno del consiglio provinciale. Sotto la lente della Corte anche il decreto 95 del 2012 sul riordino delle Province in base ai due criteri dei 350mila abitanti e dei 2.500 chilometri di estensione in base ai ricorsi avanzati dalle autonomie. "Questa sentenza rende ancora più importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull’intero Titolo V - ha commentato il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello - in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali".

Regge la riforma dei tribunali

La Corte costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona con le ordinanze di rimessione esaminate all’udienza pubblica del 2 luglio 2013 e alla camera di consiglio del 3 luglio 2013. La Corte ha poi "dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Regione Friuli Venezia-Giulia". Infine, i giudici costituzionali hanno dichiarato "l’illegittimità costituzionale del decreto legislativo n.

155 del 2012, limitatamente alla disposta soppressione del tribunale di Urbino".

Commenti