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Contanti e champagne, la dolce vita di Marrazzo

Ecco le ricevute delle carte di credito della Regione intestate all'ex governatore Pd travolto dalla vicenda dei trans

Contanti e champagne, la dolce vita di Marrazzo

Roma - Champagne in terrazza con vista su via Veneto, cene da 200 euro a cranio a due passi dal Pantheon, ricciole e carpacci sul cucuzzolo del Gianicolo. Vizi e sfizi per decine e decine di migliaia di euro. Tutto a spese delle casse regionali, quindi dei contribuenti. Non è l'ultimo capitolo delle gesta del Batman di Anagni Franco Fiorito. Ma un assaggio - è il caso di dirlo - della discrezionalità con cui presidenza e staff spendevano i fondi per «attività istituzionali» stanziati nella precedente giunta di centrosinistra, quella di Piero Marrazzo. Dopo giorni di bufera, ieri la Regione Lazio è partita al contrattacco ricordando come la Polverini, dopo il suo insediamento, abbia «abolito» l'uso di 8 carte di credito «presidenziali» ereditate con la vittoria alle urne, «due intestate a Piero Marazzo e due al capo della segreteria», mentre le altre quattro, prepagate - spiega ancora la Regione - erano «a disposizione dello staff di diretta collaborazione del presidente (segretario generale, capo ufficio stampa, responsabile Grandi eventi, portavoce)». Gli estratti conto da gennaio a settembre 2009 di una «Cartasì» intestata a Marrazzo, per esempio, riportano movimenti in uscita pari a oltre 38mila euro, compreso un prelievo di contante da 3mila euro a maggio.

Da estratti conto, ricevute e fatture che il Giornale ha visionato, emergono appunto occasioni conviviali la cui «istituzionalità» è difficile valutare, anche per mancanza di giustificativi che vadano al di là dell'indicazione di quanto mangiato. Così, per esempio, del pasto per due al celebre ristorante di pesce «la Rosetta» conosciamo l'ammontare del conto - 404 euro - saldato con la carta regionale e le ordinazioni (antipasto, insalata di mare, selezioni di crudo, triglie e salvia, filetto di spada e filetto di tonno, acqua, vino e caffé), ma non i nomi dei commensali. Stessa storia per la cena all'Antico Arco, sul Gianicolo, la cui unica prova è una ricevuta da 279 euro che racconta di champagne, ricciole, gamberoni, baccalà e maialino «croccante e morbido», ma nulla dice sulle qualità istituzionali degli stomaci così rifocillati. Ancora meno dettagliati i cinque pasti in compagnia (tavolate da 4, da 5, da 7 e da 10) consumati in un mese (tra il 28 maggio e il 29 giugno 2009) da Rinaldi, ai piedi del Quirinale, per 3.098 euro complessivi. Dalle ricevute fiscali emerge solo che nessuno ha mai ordinato secondi di carne: il pesce in politica sembra non aver rivali. Ma tra le ricevute rimborsate c'è anche l'acquisto di 500 copie di una pubblicazione per 7.500 euro e la fattura di un autolavaggio da 10 euro, giusto per non buttare via niente.

La buona tavola, però, la fa da padrona. Sarà per questo che la vecchia giunta non aveva battuto ciglio nel versare 72mila euro al Gambero Rosso per una pagina pubblicitaria. Un altro dei sassolini che la Regione ieri si è tolta dalle scarpe riguarda infatti la spesa per la comunicazione, scesa del 180 per cento con l'avvento dell'ex segretaria Ugl, e che con Marrazzo era arrivata a superare quota 26 milioni di euro nel solo 2009. L'elenco dei soldi spesi per promozione e comunicazione dalla vecchia giunta va dai 96mila euro stanziati per 5 uscite sul Manifesto e un inserto su Alias ai 220mila euro erogati all'Arci per «Mare nostrum», passando per i 690mila euro spesi per la «realizzazione di spot e campagna cinematografica “Lazio News”». Insomma, la bufera scatenata oggi dall'affaire Fiorito finisce per scoprire anche la polvere finita sotto il tappeto ieri.

E con il vorticoso giro di soldi ai gruppi del consiglio regionale, c'è da scommettere che siamo solo all'inizio.

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