Cronache

Il coraggio di ammalarsi con dignità

Ho letto con commozione il racconto della malattia di Dan Segre: le sofferenze d'un amico sono anche sofferenze proprie

Il coraggio di ammalarsi con dignità

Carissimo Dan,
ho letto con commozione il racconto della malattia che ti ha colpito e del modo in cui vieni esemplarmente curato. Con commozione perché le sofferenze d'un amico sono anche sofferenze proprie. E poi perché siamo coetanei, l'ultimo appuntamento ci attende entrambi, a breve. Un po' prima o un po' dopo non fa molta differenza.

Credo che tu abbia il dono della religione, e te lo invidio. Religione per me significa speranza di reincontrare un giorno, nel misterioso aldilà, le persone amate e nel cammino della vita perdute. Anzitutto, per me, mia moglie e mia madre. Quel dono io non l'ho finora avuto, e credo che sia tardi per rimediare. Mi piacerebbe comunque avviarmi verso la tenebra - o la luce? - con il tuo coraggio antico e con la tua straordinaria dignità. Non hai mai avuto paura di batterti per i tuoi ideali e con la stessa quieta determinazione affronti un'infermità grave. In prospettiva - ma vale per te come per me - l'addio definitivo. Mentre per fortuna sei con noi e ancora ci dispensi la tua saggezza voglio abbracciarti e dirti che sei stato e sei un grande giornalista, un grande uomo, un grande galantuomo.

Ti siamo vicini Dan, e non è un modo di dire. Particolarmente vicino ti sono io, come te in lista d'attesa.

Mi addolorano le tue giornate di malattia, tuttavia illuminate dai ricordi di una vita che valeva la pena d'essere vissuta.

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