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Samorì: "Corro anch'io, ho già raccolto 30mila firme"

Avvocato, docente universitario e imprenditore, Gianpiero Samorì si candida: "L'ultima chance per salvare lo spirito del Pdl. Ma i leader di oggi lascino"

Samorì: "Corro anch'io, ho già raccolto 30mila firme"

Correrà pure lui. Gianpiero Samorì, outsider di lusso (in tutti i sensi), s'infila nella bolgia delle primarie Pdl. «Ci ho pensato a lungo e alla fine ho deciso di partecipare. Questa intervista segna l'inizio ufficiale della mia campagna».

Scusi, lei è avvocato, docente universitario e imprenditore di successo. Ma chi glielo fa fare?
«Sono partito dal basso e dalla vita ho avuto moltissimo. Credo che a 55 anni sia giunto il momento di mettersi alla prova e di offrire le proprie capacità al Paese».

Ha anche i numeri?
«Chi pensa a Samorì come a una comparsa si sbaglia di grosso: a giugno ho fondato i Moderati italiani in rivoluzione, e ho già raggiunto in pochi mesi 103.700 iscritti».

Fa sul serio?
«Certo. Avrei potuto continuare con la mia vita di prima, colma di soddisfazioni, ma preferisco rischiare».

Forse la manda Berlusconi?
«Sciocchezze. Io il Cavaliere l'avrò visto due o tre volte nella mia vita».

Si è ipotizzata una sua discesa in campo alla testa di una lista di imprenditori sponsorizzati dal Cavaliere.
«Fantasie, dietro Samorì c'è solo Samorì, ci sono le sue idee e c'è il Mir. Lei lo sa che in poche settimane avevo già raccolto 28.700 firme in previsione della mia probabile candidatura?».

Adesso?
«Adesso apprendo con sconcerto che le primarie si svolgeranno secondo altre regole, peraltro ancora oscure, e sono costretto a studiare una nuova strategia».

In sintesi?
«A quanto ho capito, i simpatizzanti non voteranno Samorì, ma, provincia per provincia, dei grandi elettori che a loro volta esprimeranno le loro preferenze per i candidati. Peccato. Questo meccanismo è assai più bizantino, contorto, blindato dell'altro, ma ne prendo atto. Mi batterò lo stesso, anche se sarà come penetrare disarmati in un castello fortificato».

Che obiettivo si dà?
«Presenterò una mia lista in tutte le province italiane, ma so bene che con queste regole, nebulose e studiate per difendere la nomenklatura cui io sono estraneo, sarà quasi impossibile andare oltre il 10 per cento. Con i tempi ultraristretti che sono stati stabiliti, vuol dire raccogliere la maggioranza dei consensi moderati nel Paese».

Cercherà alleanze?
«Il mio giudizio sull'attuale classe dirigente del partito è negativo. Non hanno ben meritato e questa è l'ultima occasione per salvare lo spirito del Pdl. Ma i leader di oggi devono andarsene».

Il suo programma?
«Anzitutto ridurre il debito pubblico di mille miliardi in breve tempo».

Ma lei scrive racconti di fantascienza?
«No, no, non faccia ironie. Certo è facile e comodo bloccare le pensioni minime, quelle che già viaggiano sui 500 euro al mese, o togliere gli aiuti ai malati di Sla. Ci vuole invece coraggio per rifornire il Paese in quei serbatoi che nessuno, nessun governo ha mai avuto la forza di avvicinare».

Quali serbatoi?
«I 250 miliardi parcheggiati presso la Banca d'Italia. Ottanta in oro e 170 in denaro. E poi 350 miliardi presso le Fondazioni che nessun governo ha mai reclamato. Poi, alleggerita la zavorra del debito con relativi interessi, mi dedicherei alla fase numero due: la riduzione di almeno 10 punti della pressione fiscale su famiglie e imprese».

Lei la fa facile.
«No, indico strade mai battute per paura o semplicemente perché mancavano le idee. Per questo dico che va recuperato lo spirito nuovo, creativo, che fu di Forza Italia nel '94».

Sarà in ticket con Sgarbi?
«No, quella era un'idea di Sgarbi, già superata».

Circolano mille voci sulla sua straordinaria ricchezza e sui modi in cui l'avrebbe accumulata.
«Anzitutto non sono il terzo uomo più ricco d'Italia, come ho letto sull'Unità. Purtroppo è falso. Sono molto benestante. Ma soprattutto si può ricostruire la mia storia imprenditoriale euro per euro. Ci sono le carte e i documenti. La mia holding, con sede a Modena e interessi nel mondo bancario, assicurativo, industriale e immobiliare, presenta bilanci certificati fino all'ultimo centesimo e ha solo dipendenti a tempo indeterminato. Le mie ricchezze e i miei patrimoni sono tracciabili e on line».

C'è chi la collega a Marcello dell'Utri.
«Sono stato il vicepresidente dei Circoli del Buon governo fra il maggio 2007 e il febbraio 2008. Poi Dell'Utri pensò di farli confluire nel partito e me ne sono andato.

Mi creda, dietro Samorì c'è solo Samorì e la speranza di dare una scossa all'Italia».

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