Scandalo Mps

Mps, bordata contro Draghi: "Bankitalia prestò 2 miliardi". E lui: "Azione corretta"

Spunta un prestito di circa 2 miliardi di euro versato da Bankitalia. Il Wall Street Journal: "I dirigenti di Mps assicuravano che la posizione era adeguata". Ma Draghi difende Bankitalia. Lo scandalo si allarga, ma Viola minimizza. E Bersani scarica tutte le colpe sugli enti locali

Mps, bordata contro Draghi: "Bankitalia prestò 2 miliardi". E lui: "Azione corretta"

Ogni giorno emergono nuovi particolari ad allargare lo scandalo che sta travolgendo il Monte dei Paschi di Siena. Citando la Banca d’Italia e fonti vicino alla vicenda, il Wall Street Journal ha denunciato che, alla fine del 2011, Mps era "così a secco di liquidità" che dovette "negoziare un prestito" di liquidità di circa 2 miliardi di euro con Bankitalia. Ma "pubblicamente i suoi dirigenti rassicuravano che la posizione finanziaria della banca più antica del mondo era adeguata". Ma, nonostante le continue accuse, i vertici del Partito democratico continuano a lavarsene le mani. In primis, Pier Luigi Bersani che va avanti a negare responsabilità da parte del partito.

"Non nego che in passato ci siano stati degli errori nelle nomine del management di Mps da parte della Fondazione, ma il Pd non ha mai nominato nessuno, erano gli enti locali a scegliere la quasi totalità dei consiglieri", ha spiegato Bersani ai microfoni di Radio Capital prendendo, ancora una volta, una netta distanza dallo scandalo sul Montepaschi. Nessun mea culpa, nessuna scusa. Solo una fretta eccessiva di archiviare le indagini degli inquirenti che, nelle due ultime settimane, hanno fatto precipitare i democrat nei sondaggi. Bersani ha, infatti, ricordato la propria posizione critica "sul ruolo delle Fondazioni che controllano le banche" e come, però, "questo tema non sia mai stato affrontato". Nuovi particolari sulla gestione a dir poco avventata del banco senese mettono, però, in cattiva luce i vertici di Mps che hanno esposto l'istitituto a un passo dal fallimento. Come spiega lo stesso Wall Street Journal, infatti, la Banca d'Italia concesse a Mps il prestito nell'ottobre del 2011 perché "la banca stava ormai esaurendo tutta la liquidità e non aveva più gli strumenti per continuare a chiedere fondi alla Banca Centrale Europea". Tuttavia "per timori che si potesse creare panico sui mercati né Mps né la Banca d’Italia resero pubblico quel prestito". Secondo la normativa vigente infatti non vi è l’obbligo di comunicare tali operazioni, previste per tutte le banche dell’Eurosistema, al mercato. E, in una conferenze call con analisti ed investitori, subito dopo aver ricevuto il prestito, i dirigenti di Mps affermavano che la posizione finanziaria della banca era solida e che le necessità di raccolta per il 2012 erano state coperte. Da Francoforte, però, il presidente della Bce Mario Draghi ha difeso l'istituto di via Nazionale spiegando che c'è "un rapporto dettagliato" che dimostra come sia stato fatto tutto quello che si doveva e si sia agito velocemente. Secondo l'ex numero uno, anche il Fondo monetario internazionale avrebbe riconosciuto l’azione corretta della Banca d’Italia. "Spetterà ora alla banca senese portare avanti il programma di ristrutturazione ritornando in salute e in grado di generare profitti", ha aggiunto Draghi ricordando di aver firmato "entrambe le ispezioni su Mps" quando era presidente di Bankitalia, organismo che "non ha poteri di intervento politico o giudiziari".

Adesso, riferendosi allo scandalo derivati, l’ad di Mps Fabrizio Viola ha assicurato che non ci saranno altre Santorini e ha invitato i media a ridurre a zero l'attenzione sullo scandalo. In una conference call, Viola ha assicurato che gli strumenti strutturati sono stati corretti dal Montepaschi e "trasformati in semplici finanziamenti". A detta dell'amministratore delegato del banco senese, Alexandria e Santorini saerebbero già state trasformate in asset swap con oggetto titoli di Stato. "Mentre Nota Italia è un’operazione del 2006 che incorporava un derivato con oggetto la protezione sul rischio Italia, assimilabile soprattutto ai Btp, che non era stato correttamente contabilizzato sin dall’inizio dell’operazione - ha spiegato Viola - nel mese di gennaio avevamo già chiuso il derivato sul rischio Italia, riducendo il rischio complessivo della banca". Questa chiusura avrebbe consentito a Mps, a fronte dell’impatto negativo, di avere un effetto positivo grazie alla plusvalenza tra la chiusura del derivato e il valore che avevamo attribuito al 31 dicembre.

Una plusvalenza riconducibile al calo dello spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi.

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