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Crisi, Monti sale al Quirinale: spread, recessione e suicidi tornano a impaurire il Colle

Il premier illustra al capo dello Stato il Def. Ma l'incontro è un vertice d'emergenza su spread e recessione: ecco tutti i timori di Monti

Crisi, Monti sale al Quirinale: spread, recessione e suicidi tornano a impaurire il Colle

Un nuovo faccia a faccia. Ancora la crisi economica sul tavolo. Ieri sera il presidente del Consiglio Mario Monti è salito al Quirinale per illustrare al capo dello Stato Giorgio Napolitano il Documento di Economia e Finanza. Ma il lungo incontro, durato un’ora e mezza, è servito soprattutto per fare il punto sulla situazione economica e per ragionare insieme sulle prospettive dell’azione di governo anche alla luce delle recenti fibrillazioni politiche e finanziarie.

Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, Napolitano e Monti avrebbero ragionato con attenzione sulle prossime scadenze delle riforme messe in cantiere dal governo. Il quadro è apparso a entrambi estremamente delicato. Tanto che Monti e Napolitano avrebbero convenuto sulla necessità che tutti le forze politiche e sociali si adoperino per usare la massima cautela e dosare le parole al fine di evitare inutili tensioni in un momento già abbastanza difficile. Sul fronte economico, il premier ha snocciolato i dati contenuti nel Def illustrando l'articolato programma di riforme. Una sorta di "eredità" del governo dei "tecnici" su cui, nelle intenzioni del Prof, il parlamento dovrebbe lavorare per dimostrare ai mercati finanziari e alle istituzioni internazionali che la strada imboccata non sarà tradita. Stando ai dati contenuti nel Documento, l’Italia dovrebbe raggiungere il "quasi pareggio di bilancio" - in linea con gli obblighi del fiscal compact - entro il 2013. Una previsione, quella di Monti, che sembrerebbe in linea con quella della Commissione europea. Un conforto dopo le previsioni ben più fosche del Fmi.

Il momento resta, tuttavia, delicato, molto delicato. Lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi ha rialzato la testa: ieri sera, a chiusura di Piazza Affari, il differenzale era pericolosamente vicino alla soglia psicologica dei 400 punti base. Non solo. La recessione economica rischia di "bruciare" buona parte dei sacrifici imposti agli italiani dal governo. Insomma, una situazione che impone alla politica la massima cautela perché si deve trovare un equilibrio fra l’indispensabile esigenza di mettere in guardia il Paese dai rischi ancora insiti nella crisi e la necessità di non spaventare imprese e cittadini. "Perché l’effetto sui consumi e dunque sulla ripresa sarebbe nefasto", spiega una fonte vicina all'esecutivo. Come dimostrano drammaticamente i suicidi di imprenditori, il quadro sociale è esplosivo. E incidenti come quello sui ticket dei disoccupati, secondo Monti, non fanno altro che complicare il quadro. "Sono cose che capitano e non si deve puntare il dito contro qualcuno - spiega una fonte governativa - ma proprio perché siamo tecnici dobbiamo cercare di fare meno errori possibile".

Sul fronte politico, invece, il presidente del Consiglio ha assicurato a Napolitano che le fibrillazioni nella maggioranza sono delle "increspature" che non ne metteranno in pericolo la stabilità. Ma rischiano di complicare il percorso delle riforme in parlamento. Il tema delle prossime scadenze parlamentari è stato, infatti, affrontato in maniera approfondita durante il colloquio al Quirinalele. Monti confida molto nell’intesa raggiunta al vertice con Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani di avere incontri strutturati con i gruppi in Aula. "Un confronto - assicurano fonti del governo - che non sarà limitato a Pdl, Pd e Udc, ma a tutti quei gruppi che intendono sostenere i provvedimenti". Un dettaglio non di non poco conto, anche alla luce delle recenti fibrillazioni interne ai partiti, come dimostra la nuova fronda guidata dal pdl Beppe Pisanu. A fronte di tutto questo è molto probabile che la conversazione tra Napolitano e il Professore abbia toccato anche i nodi più prettamente politici, come per esempio la mossa (a sorpresa) di Casini sulla possibilità che qualcuno dei "tecnici" entri nel nascente Partito della Nazione. Ipotesi che ha creato non poche tensioni nella maggioranza. Secondo alcuni, infatti, il premier non avrebbe gradito l'uscita del leader centrista. "Era meglio se avesse evitato perché non ha certamente aiutato il governo", spiega la stessa fonte.

Un fastidio parzialmente rientrato per il fatto che nessuno fra i ministri ha battuto ciglio.

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