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Dall'Ilva ad Equitalia, la carica delle petizioni italiane all'Unione Europea

Il 2012 è stato per la commissione Petizioni un anno che ha visto l'Italia tra i Paesi più attivi A partire dall'Ilva. Ben prima che si interessasse la magistratura italiana

Dall'Ilva ad Equitalia, la carica delle petizioni italiane all'Unione Europea

La difesa dell'ambiente, il mercato interno, gli affari economici, i diritti fondamentali. In tempi di crisi i cittadini europei tentano sempre più spesso la via della petizione al Parlamento europeo. Una sorta di extrema ratio, di tentativo di ultima istanza, ma anche un termometro di un bisogno di ascolto non intercettatto dalle istituzioni nazionali che sta conquistando l'interesse di un numero sempre maggiore di cittadini italiani.
Questo istituto, in realtà, è presente da tempo nel ventagio di quelli offerti da Bruxelles e Strasburgo. Il Trattato di Lisbona, poi, ne ha confermato e rafforzato la valenza. Oggi qualsiasi cittadino dell'Unione Europea può presentare una petizione per rappresentare le preoccupazioni riguardanti l'impatto delle diverse politiche e della legislazione dell'Ue sulla vita quotidiana. Le petizioni ricevute dal Parlamento nel 2011 sono state 1414 di queste 998 sono state giudicate ricevibili, in quanto pertinenti agli ambiti di competenza della Commissione. Tra i temi principali delle petizioni: ambiente (16%), mercato interno (15%) e affari economici e monetari (oltre il 4%). Gli italiani si confermano tra i cittadini europei più attivi (11,7%) dopo spagnoli (14,4%) e tedeschi (22,3%). L'aggravarsi delle prospettive economiche a livello comunitario ha visto anche l'aumento delle petizioni relative a questioni d'interesse generale (oltre il 20%).
Questo trend si è confermato anche nel 2012. Con petizioni provenienti dall'Italia che hanno toccato temi caldissimi e strettamente legati all'attualità. «Il 2012 è stato per la Commissione Petizioni un anno che ha visto l'Italia tra i Paesi maggiormente rappresentati e attivi per numero e qualità di istanze" spiega la presidente della Commissione Petizioni, Erminia Mazzoni. «A partire dall'Ilva. Ben prima che la magistratura italiana s'interessasse al caso, una petizione presentata in Parlamento denunciava gli altissimi livelli di diossina presenti nell'atmosfera come effetto delle emissioni nocive dell'Ilva di Taranto». Ma la Commissione per le Petizioni ha discusso anche degli altissimi costi delle assicurazioni per responsabilità civile Auto nel Mezzogiorno. «A fronte di un numero d'incidenti leggermente superiore alla media, infatti, i premi annui al Sud arrivano a costare anche fino al 50% in più di quelli pagati da un cittadino del Nord» continua la Mazzoni. Ma ci sono altre petizioni «calde», quella per l'abolizione del canone Rai sulla quale sono state apposte più di 15mila firme (si contesta l'assenza di una vera «missione» da servizio pubblico per l'azienda di Viale Mazzini ma anche la mancanza di diffusione del segnale in alcune zone della penisola) e quelle contro Equitalia. Senza dimenticare le petizioni sull'emergenza rifiuti in Campania e in Lazio che hanno portato a una missione della Commissione in Italia. O anche quella sulla difesa dei diritti degli investitori italiani in occasione della crisi dei bond argentini. Istanze e argomenti che testimoniano come questa Commissione rappresenti una sorta di una finestra aperta da Bruxelles sui problemi della vita quotidiana dei cittadini.

E come le richieste di aiuto provenienti dal basso possano trovare ascolto anche nelle stanze fredde e distanti di Bruxelles.

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