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De Gasperi, il voto che 70 anni fa mise fine ai suoi governi

Il 7 giugno 1953 il voto nazionale determinò la conclusione politica dell’uomo che guidò l'Italia per otto anni di fila

De Gasperi, il voto che 70 anni fa mise fine ai suoi governi

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Le elezioni politiche che si tennero in Italia il 7 giugno 1953 sancirono la fine dell'esperienza politica di Alcide De Gasperi dopo avere governato il Paese da presidente del Consiglio per otto anni consecutivi guidando altrettanti esecutivi di coalizione. Il lungo periodo dell'esponente della Democrazia Cristiana, che sperava di potere consolidare la propria leadership, si concluse bruscamente quindi con le consultazioni elettorali 70 anni fa esatti.

La vigilia agitata di De Gasperi

La Dc aveva già ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni del 18 aprile 1948; tuttavia questo stato di grazia non durò molto. Infatti, già nel 1951, una fetta consistente dei suoi elettori si era dimostrato insoddisfatto per via delle promesse mancate: nel Sud molti trovarono come interlocutore adatto la destra monarchica e del Movimento Sociale Italiano mentre molti notabili latifondisti avevano rotto i ponti con il partito. Le amministrative di quell'anno punirono severamente l'inerzia della Democrazia Cristiana, che da allora cercò sempre il sostegno di alleati politici che rinforzassero la sua stabilità. Un'abitudine - questa - che sarà sempre marchio di fabbrica della politica italiana.

Eppure De Gasperi, consapevole del panorama che si stava prospettando, cercò di impedire il declino nella maniera più semplice e brutale: cambiando le regole in corso e proponendo una nuova legge elettorale: quella che poi passerà alla storia come legge truffa. Promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953), la legge era composta da un singolo articolo che introdusse un premio di maggioranza consistente, assegnando il 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi.

I risultati delle elezioni politiche

Nel tentativo di ottenere questo premio di maggioranza, in vista delle elezioni politiche di giugno, l'apparentamento è costituito da Democrazia Cristiana, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Liberale, Partito Repubblicano, Südtiroler Volkspartei e Partito Sardo d'Azione. Con l'obiettivo opposto si propongono importanti uomini politici, tra i quali Ferruccio Parri che partecipa alla fondazione di Unità Popolare insieme a Piero Calamandrei e Tristano Codignola, provenienti dal Psdi. Questo movimento ha proprio lo scopo di avversare la nuova legge elettorale. Non mancano infatti, all'interno dei partiti che appoggiarono la nuova norma, pesanti contrarietà. Da una scissione nel partito Liberale si costituisce Alleanza Democratica Nazionale.

Le forze apparentate ottengono il 49,8% dei voti: per appena 54mila voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò. Unità Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiungono in totale l'1% dei voti riuscendo nel loro principale proposito. Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge: la DC perse l'8,4%; i repubblicani arretrarono dello 0,86%, più di 200mila voti, e anche liberali e socialdemocratici devono registrare perdite. Il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista aumentano i consensi ottenendo 35 seggi in più; il Partito Nazionale Monarchico aumenta da 14 a 40 deputati mentre il Msi sale da 6 a 29 deputati.

Le conseguenze del fallimento centrista elettorale

Le elezioni del 1953 si rivelarono importanti per due ragioni: segnano la fine della carriera politica di De Gasperi, che morirà nell'agosto del 1954, e sanciscono la presenza stabile e continuativa del Movimento Sociale all'interno del panorama politico italiano. L'Alcide fu sicuramente la persona più rappresentativa del decennio '43-53 ma la sconfitta drammatica della legge truffa, che fu abrogata nel luglio successivo, fu la conclusione amara di una personalità di elevata statura politica e morale.

I missini acquisirono grosse quantità di voti soprattutto nel Meridione e nei quartieri romani come il Flaminio e il 5% di preferenze alle elezioni del 1953 mostrò come il nazionalismo continuasse a esercitasse un forte ascendente sulle classi povere, gli studenti e la piccola borghesia del Sud Italia.

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