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De Magistris affonda Napoli: disastro ambientale a Bagnoli

Un'altra tegola in testa al sindaco arancione: l'area ex Italsider nel mirino della procura

De Magistris affonda Napoli: disastro ambientale a Bagnoli

Napoli - Disastro ambientale. La mano della magistratura si è abbattuta sull'area ex Italsider di Bagnoli, a Napoli e i carabinieri, ieri mattina, hanno eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal gip. La Procura ha messo sotto accusa la mai eseguita bonifica dei suoli sui quali per decenni una mezza dozzina di viceré e piccoli eserciti di uomini politici, che si sono succeduti nel tempo hanno illuso tutta Napoli con faraonici progetti mai realizzati. Per il disastro Bagnoli ci sono 21 indagati, tra questi due ex vicesindaci assurti ai vertici di Bagnolifutura, Sabatino Santangelo e Rocco Papa. I due ex vice di Rosetta Iervolino sono indagati per concorso in truffa con Mario Hubler, ex dg di Bagnolifutura, oggi Presidente di America's Cup Napoli.

Nel decreto è indicato un programma di interventi a cominciare da «un nuovo progetto di bonifica o di messa in sicurezza permanente che rispetti la destinazione urbanistica come prevista dagli attuali strumenti urbanistici». Soltanto pochi giorni fa, l'argomento Bagnoli era di scena al consiglio comunale. Una seduta monotematica nel corso della quale si sarebbe dovuto parlare di parchi, alberghi ma subito terminata dopo l'intervento del sindaco Luigi de Magistris. Sui suoli malati di Bagnoli volevano costruirci un altro dei tanti sogni propinati al popolo ma tutto si è risolto con molte inutili chiacchiere.
La querelle su Bagnoli, le inutili discussioni che si trascinano da oltre 20 anni rappresenta in tutto e per tutto lo sfascio di Napoli. La fine di un altro sogno color arancione durato appena 23 mesi. I suoli malati di Bagnoli somigliano alle strade gruviera che Giggino non riesce a colmare. Il leader arancione, che potrebbe essere definito l'antesignano del grillismo, tra le cui parole d'ordine si ricordano le «assemblee di popolo», oggi, invece, non riesce nemmeno a parlare con i commercianti incavolati neri contro la ztl e il piano mobilità «che sta distruggendo quel poco di economia viva che ancora resiste in questa città». Nella Piazza Municipio, dove si affaccia Palazzo San Giacomo, due giorni fa c'erano anche i suoi ex sostenitori, quei commercianti radical chic delusi che ammettevano di averlo votato e sostenuto.

«Un sindaco così, che non corregge gli errori, che non sa chiedere scusa, e che ogni giorno di più si dimostra prigioniero della propria impotenza amministrativa, non si capisce davvero perché non debba rassegnare le dimissioni», scrive sul Corriere del Mezzogiorno, il direttore Marco Demarco. In 23 mesi Giggino ha tante volte rinnegato se stesso, le sue scelte più importanti. La rottura con gli uomini forti della sua giunta, che aveva presentato ai napoletani come «il fiore all'occhiello della città». Pino Narducci, l'ex collega della Procura di Napoli cacciato dalla Legalità, Riccardo Realfonzo, l'assessore al Bilancio, l'eroe antirifiuti, Raphael Rossi, sbattuto fuori dall'Asia perché rifiutatosi di compiere delle assunzioni. E, tra i rifiuti sembra essere finita la sua rivoluzione, prima con l'Idv dell'ex amico e collega Antonio Di Pietro, poi con l'ex collega Antonio Ingroia.

Che cosa si ricorda di questi 23 mesi targati Giggino? Un paio di garette di Coppa America che non hanno portato un solo nuovo posto di lavoro. Gli inviti a Obama e Al Pacino e quello ad Abu Mazen che invece verrà tra qualche settimana a incassare la cittadinanza onoraria. Sai che gioia in periferia, oppure a Chiaia tra i negozi chiusi del commercio fallito.

In 23 mesi ha pure rinnegato la sua fede calcistica, per non urtare la sensibilità dei napoletani: da tifoso dell'Inter è stato folgorato sulla via del San Paolo ed è diventato un sfegatato tifoso azzurro. Ma basterà questo a salvargli la poltrona?

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