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Dell'Utri resta in cella, salta il verdetto

RomaLe vicende giudiziarie dell'ex senatore Marcello Dell'Utri, arrestato in un hotel di Beirut sabato mattina, sono congelate sia in Patria sia in Libano. L'udienza di convalida del fermo attesa per ieri mattina nella capitale del Paese dei Cedri non c'è stata. Anche l'appuntamento di oggi in Cassazione, dov'è atteso il verdetto definitivo sulla condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sembra destinato a saltare.
I due legali di Dell'Utri hanno entrambi inviato ai giudici del Palazzaccio certificati di malattia: Massimo Krogh la scorsa settimana, Pino Di Peri sabato scorso. Quasi certamente, dunque, i giudici della Prima sezione penale, di fronte all'assenza dell'intero collegio difensivo dell'ex senatore del Pdl, opteranno per un rinvio dell'udienza, che comunque congela il termine della prescrizione.
A Beirut, invece, il motivo del mancato faccia a faccia tra Dell'Utri e il magistrato libanese è che la legge locale non prevede la necessità di convalidare il fermo. L'ha spiegato il procuratore generale della Cassazione libanese, Samir Hammoud. «Fino alla ricezione del dossier con la richiesta di estradizione (l'Italia ha 30 giorni per farlo arrivare a Beirut, ndr) non ho nemmeno l'obbligo di vedere il detenuto per un'udienza», ha detto il giudice, illustrando l'iter: «Quando riceverò il file dall'Italia dovrò studiarlo e interrogare Dell'Utri. Successivamente dovrò presentare al ministro della Giustizia una relazione con parere favorevole o contrario alla richiesta». Il via libera o il diniego all'estradizione arriverà dal governo libanese con un provvedimento firmato dal ministro della Giustizia, dal premier e dal Capo dello Stato. Insomma, i tempi non sembrano troppo rapidi, e «in linea di principio», ha aggiunto Hammoud, l'ex senatore del Pdl potrebbe restare rinchiuso a Beirut «fino alla decisione sull'estradizione». Ma il giudice, considerate le condizioni di salute, potrebbe anche optare per i domiciliari. Se il rinvio della decisione della Cassazione non dovrebbe influire sull'estradizione, potrebbe portare a un «no» proprio il reato contestato: il concorso esterno in Libano non esiste. Anche in Italia, ricorda il giurista Pasquale De Sena, «non è un delitto autonomo ma una forma di manifestazione del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, configurata per via giurisprudenziale». Insomma, «se l'autorità giudiziaria di Beirut considererà il concorso esterno come un reato autonomo non riconosciuto nel proprio ordinamento, Dell'Utri potrebbe non essere estradato, in caso contrario, l'estradizione è tecnicamente possibile», prosegue De Sena. Anche il suo passato politico potrebbe far «considerare politica l'imputazione contestata, con la conseguenza d'impedire l'estradizione».
Ieri, intanto, Dell'Utri ha incontrato la moglie Miranda e il figlio Marco.

Ai familiari, che gli hanno portato libri e farmaci nell'appartamento del comando di polizia in cui è recluso, l'ex senatore si è mostrato di buon umore, e ha detto di essere «trattato bene».

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