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Delrio svende la nostra lingua: le Dolomiti ora parlano tedesco

Accordo segreto tra Provincia di Bolzano e ministro agli Affari regionali: l'italiano sparirà da 135 toponimi fra cime, laghi e sentieri. Alla faccia dell'integrazione

Delrio svende la nostra lingua: le Dolomiti ora parlano tedesco

Scusi il sentiero per Forcella Mezdì? Sparito. O, meglio, rintracciabile solo se si mastica, e bene, il tedesco e quindi si sa interpretare la seguente scritta sul cartello: Mittagscharte. E una gita al lago di Finale? Che diamine, quante pretese. Cercate l'indicazione Finailsee e lo troverete, altrimenti. Altrimenti meglio restarsene a casa o cambiare rotta. E rinunciare ad una straordinaria vacanza in Alto Adige, con buona pace dei locali che hanno ottenuto ancora una volta quel che volevano. È un sotterfugio ad alta quota, come quella del Croda Nera, Gruppo Tessa, altitudine 3.170 metri, che d'ora in poi si chiamerà solo e sempre Schwarzerwand, quello con cui è stato perpetrato il blitz dell'oscurantismo.
Già perché, in gran segreto, senza che nessuno a Bolzano ne sapesse nulla, il ministro agli Affari regionali, Graziano Delrio e il governatore altoatesino Luis Durnwalder hanno siglato il patto di cancellazione. Cancellazione di 135 toponimi italiani che dovranno sparire in tempi brevissimi dalla segnaletica, dalle carte geografiche, dalle guide dei sentieri. Da tutto, insomma.

L'hanno presa malissimo Pd e Pdl che sono stati adeguatamente tenuti fuori da qualsiasi informazione sulle trattative che hanno portato all'accordo: «Incontri carbonari della Svp, il solito via vai sulla testa dei cittadini di lingua italiana». Un accordo che avrebbe dovuto rimanere segreto e che, grazie alla massima disponibilità del ministro Delrio, è andato in porto. E poco importa se lo stesso Delrio, in una nota vagamente esilarante per la contraddizione che contiene, precisa che il recente accordo raggiunto con il governatore altoatesino «ha per oggetto non già la questione generale della toponomastica in tutto l'Alto Adige, ma la sola cartellonistica sui sentieri di montagna» aggiungendo che «dal punto di vista politico questa intesa va nella direzione di una conquista della convivenza e del bilinguismo perché non si raggiungono intese tra le parti se si resta arroccati, ma solo se si è disposti a costruire ponti e attraversare confini».

Certo che se bilinguismo e convivenza significano per il ministro scrivere nomi solo in tedesco, qualcosa non quadra. In verità l'intesa clandestina ha origini (e polemiche) lontane, che rimandano all'opera di Ettore Tolomei, eminente geografo che, nel 1906, su incarico del governo Giolitti e non di Mussolini come qualcuno erroneamente sostiene, visto che non era ancora all'orizzonte, cominciò la stesura del «Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige», pubblicato poi dalla Reale Società Geografica Italiana nel 1916. In buona sostanza Tolomei tradusse in italiano tutti i nomi tedeschi di cime, rifugi etc mettendo in fila così ben 16.735 toponimi. Il che ha significato in tutti questi anni oltre sedicimila motivi di scontro tra le due fazioni che non hanno mai sopportato e non sopportano ancora oggi il bilinguismo (nel senso che la lingua italiana dovrebbe sparire più o meno da tutto).

Così l'inarrestabile guerra dei nomi, alternando polemiche e piccoli blitz notturni per sabotare un cartello e scriverlo in una sola lingua (cartelli pagati coi soldi di Bruxelles e di Roma), è andata avanti fino a quando tre anni fa sempre il solito governatore Durnwalder, ma questa volta faccia a faccia con l'allora ministro agli Affari regionali, Raffaele Fitto, cominciarono ad avviare colloqui (sarebbe eccessivo nel caso di specie definirle trattative) per decidere quante di quelle denominazioni italiane fossero realmente in uso. Tre anni dopo, la conta ha portato a galla 135 toponimi colpevoli di essere entrati un po' troppo nel linguaggio comune della gente che si avventura sui sentieri altoatesini e così ecco che, con la stretta di mano dei giorni scorsi, Delrio e Durnwalder si sono scambiati anche la gomma per cancellare. E se è vero che si è deciso di chiamare l'Alta vetta della Vetta d'Italia «solo» e «semplicemente» Lausitzer Weg è altrettanto vero che non sarà facile d'ora in poi raggiungere la bellissima Forcella del Santo, quota 3.

092 metri in Val Senales. Chi potrebbe immaginare, infatti, che sul cartello che la indicherà ci sarà scritto «solo» e «semplicemente» Bildstockelioch?

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