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Democrazia uccisa dai poteri finanziariil commento 2

di Per la prima volta nella storia dell'Europa e della democrazia un esponente politico rivendica la guida del governo dello Stato, dà vita ad un proprio partito, partecipa attivamente alle elezioni ma rifiuta di sottoporsi al voto dei cittadini. Persino Hitler e Mussolini assunsero il potere attraverso libere elezioni. Ma Mario Monti non intende confrontarsi con il responso popolare perché - ha precisato - non vuole rinunciare al privilegio di essere senatore a vita, ciò che di fatto lo rende ineleggibile. Questo dato di fatto evidenzia il male profondo in cui è sprofondata la nostra democrazia. È vero che c'è il precedente di Carlo Azeglio Ciampi, che è stato il primo premier e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia. Ma Ciampi non ha né dato vita ad un proprio partito né fatto campagne elettorali per promuovere se stesso alla guida del governo e dello stato. Entrambi sono rappresentanti dei poteri finanziari forti e hanno svolto un ruolo cruciale nella svendita dei gioielli dello Stato e della perdita della sovranità monetaria e nazionale. Ciampi è stato partecipe e protagonista, insieme a Prodi, Amato, Draghi e D'Alema, della privatizzazione delle banche, delle tlc e delle autostrade, ma soprattutto è stato l'artefice della perdita della sovranità monetaria aderendo all'euro emesso dalla Bce con il signoraggio bancario e un tasso di cambio punitivo per l'Italia. Da un giorno all'altro il potere d'acquisto si è dimezzato perché ciò che pagavamo mille lire è costato un euro. Monti è il degno prosecutore della strategia che sta consegnando l'Italia alla finanza speculativa globalizzata, accrescendo il debito pubblico, distruggendo l'economia reale, condannando a morte le imprese paradossalmente creditrici, impoverendo sempre più gli italiani. Sin dal suo avvento al potere il 16 novembre 2011, Monti ha di fatto svuotato di identità i partiti costringendo destra, centro e sinistra a sostenerlo sotto il ricatto dell'impennata del dio spread e della minaccia che non ci sarebbero stati i soldi per pagare i dipendenti pubblici, così come ha costretto il Parlamento ad auto-commissariarsi perdendo la centralità conferitagli dalla Costituzione. Lo strappo costituzionale è stato opera del presidente Napolitano che prima costrinse Berlusconi a dimettersi senza un voto di sfiducia, poi designò Monti a capo del Governo dopo averlo nominato in modo discutibile (per meriti accademici e scientifici che sono tutti da verificare). Da allora Monti ha governato snobbando del tutto il Parlamento, assumendo le decisioni d'intesa con il triumvirato Alfano-Bersani-Casini, presentandole perlopiù sotto forma di decreti-legge che mettono il Parlamento di fronte al fatto compiuto. Ed anche Monti, quando ha deciso di rassegnare le dimissioni, l'ha fatto senza un voto di sfiducia del Parlamento. È anche vero che questo Parlamento si è lasciato facilmente auto-commissariare perché formato da deputati e senatori designati e non eletti, che rispondono del loro operato ai capi di partito e non agli italiani. Il risultato è in definitiva la perdita della democrazia sostanziale. Alla fine l'Italia avrà il primo dittatore finanziario della Storia. Monti ha preannunciato che la sua missione è «togliere l'Italia dalle mani degli incapaci». Ora sappiamo che Monti non rappresenta una transizione determinata da un'emergenza ma una strategia che inaugura una nuova epoca che mettendo al centro la moneta, le banche e i mercati, comporta che i cittadini si trasformino in strumenti di produzione e di consumo della materialità.

Ma senza un'anima. A questo punto a che serve la democrazia?
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