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Il diavolo, quella tentazione "denunciata" da tutti i Papi

Sembra una figura anacronistica, ma Francesco l'ha citato già due volte. E fece scalpore il richiamo di Paolo VI a "Satana nel tempio di Dio"

Il diavolo, quella tentazione "denunciata" da tutti i Papi

Il diavolo sicuramente. Papa Francesco ha fatto due discorsi, entrambi ai cardinali, e tutt'e due le volte ha citato il diavolo. Giovedì: «Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio». Ieri: «Non cediamo mai al pessimismo, a quell'amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno; non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento».

Ci si stupisce, i laici, ma anche i cattolici non più abituati, in un mondo secolarizzato dalla cui mentalità non sono immuni, a sentire evocare «il tentatore». Coda, corna, fiamme… l'iconografia folkloristica tende a ridurre la sua esistenza a una credenza superstiziosa, mentre è se non un articolo di fede una sua immediata conseguenza. «Chi non crede nel demonio non crede nel Vangelo», fu la secca risposta di Giovanni Paolo II all'esorcista Gabriele Amorth, che si era lamentato con lui del fatto che «molti vescovi non credono nel diavolo». Nella catechesi e nelle omelie poco ormai lo si sente evocare. Ma se è bene che le ragioni della fede siano argomenti positivi - la presenza di Cristo - e non negativi come la paura del diavolo, i Pontefici ne hanno pur sempre denunciata l'opera, ed è significativo che l'abbiano fatto vedendone le conseguenze nella Chiesa stessa.

Il richiamo che fece più scalpore fu di Paolo VI il 29 giugno 1972. «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Il Papa non denunciava messe nere in Vaticano, e senza citarlo dava ragione a G.K. Chesterton quando dice che «solo l'opera del cielo è materiale, l'opera dell'inferno è totalmente spirituale». Paolo VI esemplificava infatti così: «C'è il dubbio, l'incertezza, la problematica, l'inquietudine, l'insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa… Crediamo in qualche cosa di preternaturale, il diavolo, venuto nel mondo proprio a turbare, per soffocare, i frutti del Concilio». Papa Montini ribadì il concetto il 15 novembre 1972: «Uno dei bisogni maggiori della Chiesa è la difesa da quel male che chiamiamo demonio. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa… Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente… È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza». E chiarì definitivamente il suo pensiero l'8 settembre 1977 in un colloquio con il filosofo francese Jean Guitton: «Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa».
Il 24 maggio 1987, Giovanni Paolo II a Monte Sant'Angelo affermò: «Questa lotta contro il demonio che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi; perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche l'effetto dell'azione infestatrice e oscura di Satana». Il 26 agosto 2012, Benedetto XVI, che già aveva ammonito i preti di Roma sull'esistenza del diavolo e dell'inferno, disse ai fedeli accorsi a Castel Gandolfo per l'Angelus che la «colpa più grave di Giuda fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: “Uno di voi è un diavolo!”».

In fondo Papa Francesco ammoniva i «fratelli cardinali» con l'aforisma di Oscar Wilde, «posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni», invitandoli a trattenersi.

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