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Monti si monta: insulta il Cav

Il premier si dice disposto a valutare una sua candidatura a Palazzo Chigi, però detta le sue condizioni. E su Berlusconi dice: "Faccio fatica a seguirne i pensieri"

Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno
Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno

Roma A testa bassa contro il Pdl, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Felice che il Pdl lo abbia aiutato a fare passare bocconi indigesti come quello sulle pensioni, ma intenzionato ad andare avanti nella seconda parte della sua vita politica su temi che non piacciono al centrodestra, a braccetto con il Pd. Disposto a fare nuovamente il premier se il Parlamento glielo chiederà, cioè a giochi elettorali fatti, senza spendersi direttamente. E mettendo da parte i leader centristi, Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Luca Cordero di Montezemolo, destinati a un ruolo di portatori d'acqua. La tradizionale conferenza stampa di fine anno, la seconda e ultima del primo governo di Mario Monti, non è stata sobria e felpata come molti si aspettavano. Semmai tutta politica e con una colorazione precisa: nel centro che guarda solo a sinistra. Ecco una sintesi del Monti-pensiero, così come è emerso alla conferenza stampa, ma anche in due interviste, con Eugenio Scalfari e Lucia Annuziata.
LA «SALITA» IN CAMPO Per Monti «non servono discese in campo, trovo orrendo questo concetto (formula utilizzata da Berlusconi nel '94, ndr)», meglio «salita in politica perché serve una politica di un livello più elevato». Le modalità dell'ascesa in politica, non contemplano un suo passaggio elettorale. Ma «potrebbe accadere che alcune forze politiche» mi indichino «come candidato premier sulla loro lista». Comunque «sono pronto ad assumere le responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento». Una strada che, ammette Monti, preclude la corsa per la presidenza della Repubblica: «Non prendere nessuna iniziativa sarebbe il modo più tranquillo per avere qualche altra occasione istituzionale».

UN'AGENDA PER DIVIDERE La famosa agenda Monti ci sarà. Un programma che - ha informato Monti - sarà presto su «un apposito» sito web e si chiamerà «Cambiare l'Italia, riformare l'Europa: agenda per un impegno comune». Primo punto: «Non distruggere ciò che si è fatto questo anno». Poi una serie di impegni sui temi chiave dall'economia, al lavoro. «La nostra agenda non è indirizzata al centro, alla destra o alla sinistra ma a chiunque». In sostanza, deve tagliare trasversalmente partiti e schieramenti per formare una maggioranza anomala.

SBIGOTTITO DA BERLUSCONI Vari i passaggi dedicati suo predecessore a Palazzo Chigi. Monti inizia dicendosi «grato e sbigottito» per alcune posizioni del Cavaliere. «Faccio fatica a seguire la linearità del suo pensiero quando si tratta dell'apprezzamento o del non apprezzamento dell'attività del governo. Prima Berlusconi l'ha definita un disastro, nei giorni prima ho letto dichiarazioni lusinghiere. Rimane un quadro di comprensione mentale che mi sfugge».

TUTTA COLPA DI ALFANO Tanto per mettere in chiaro che l'ostilità è con tutto il Pdl, Monti spiega di essersi dimesso per le parole pronunciate da Alfano alla Camera, «un atto di sostanziale sfiducia». Brucia la condanna alla politica economica del governo e, soprattutto, l'accusa di essere stato filo Pd. Ce n'è anche per Renato Brunetta, quando Monti dice che ci sarà chi «inonderà di grafici» gli italiani per certificare il fallimento del governo tecnico. Ma, sottolinea, «non tutti gli italiani sono cretini».

FILO TEDESCO? CHE RIDERE Respinte al mittente le accuse di essere stato troppo attento alle ragioni di Berlino. «Quando ho detto in Europa che in Italia mi accusano di essere troppo vicino alla cancelliera Merkel sono scoppiati a ridere. Sono visto come uno dei pochi che si permette di articolare ragionamenti diversi. Adesso c'è anche Hollande, prima Sarkozy zero».

J'ACCUSE SULLA CORRUZIONE Monti ha fatto il bilancio dei freni che gli hanno impedito di fare riforme complete. Sulla giustizia, tutta colpa del Pdl. «Meglio fare leggi ad nationem che ad personam». Poi aggiunge: «Si potrebbe dire, peccato che ci fosse il Pdl. Invece no perché senza il Pdl non avremmo potuto fare un'operazione equilibrata su pensioni e fisco che ci ha consentito di salvare l'Italia, ma io spero che l'Italia non debba essere salvata tutti gli anni».

SINISTRA E CGIL A sinistra Monti se la prende solo con la Cgil e Nichi Vendola. La riforma mercato lavoro e accordo sulla produttività sono stati frenati per l'atteggiamento di una delle confederazioni sindacali», cioè la Cgil, «che trova difficile evolvere e questo danneggia i lavoratori italiani». Poi il leader di Sel. Vendola è un «conservatore» che si è tagliato fuori quando «ha chiesto a Bersani di prendere le distanze dall'agenda Monti». Nessun cenno negativo al segretario Pd, «candidato premier più che credibile».

OLTRE UDC E FLI Ma ce n'è anche per il centro che lo sponsorizza. Monti in conferenza fa capire che è meglio rivolgersi alla società civile per superare il «disgusto» che i cittadini hanno per la politica. A Scalfari, aveva spiegato che il centro non decolla perché formato da «politici fin da ragazzi e la gente ormai non sopporta più i politici professionali». Chiaro il riferimento a Fini e Casini.

CASO SALLUSTI La conferenza stampa era iniziata con un intervento del presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino, che ha citato tra le altre cose il caso del direttore del Giornale, senza mai citarne il nome. Lo ha fatto Monti.

Il governo, «ha seguito con apprensione la vicenda Sallusti e non posso che confermare che la libertà di stampa è la libertà del Paese».

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