Cronache

Le donne bocciano i maschi: buoni solo a cambiare gomme

Un disastro in cucina e nei servizi di casa. Scordano anniversari e non fanno regali. Si salvano con l'automobile e il barbecue

Le prime lotte per l'emancipazione femminile sono iniziate oltre un secolo fa, con il termine «femminismo» introdotto nel 1881 da Hubertine Auclert, paladina del movimento e giornalista. L'apoteosi a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, con il femminismo radicale e l'attività delle Redstockings, gruppo militante newyorkese, convinto che «tutti gli uomini hanno oppresso le donne» e che fosse necessario rivendicare definitivamente i propri diritti.
Oggi le cose sono migliorate e la parità dei sessi (perlomeno in Europa e in Usa) può essere considerata un dato di fatto. Ma fino a che punto? L'interrogativo sorge spontaneo dopo la pubblicazione ieri di uno studio inglese diffuso dal Daily Mail, in cui le donne affermano senza mezzi termini che «l'uomo non serve a nulla», a meno che non ci siano lavori stupidi e ingrati da assolvere... o bere. Il 60% delle donne ritiene, infatti, indispensabile «il potere maschile» quando c'è da eliminare ragni, opilionidi e affini, responsabili di crisi di aracnofobia, particolarmente diffuse fra il gentil sesso; il 73% quando salta una ruota e non si intravede nemmeno l'ombra di un meccanico o un gommista; il 56% se c'è da preparare il barbecue per una «cenetta in giardino». Pochi, invece, i dubbi relativi alle potenzialità dell'uomo-bevitore, «un vero campione».

Per il resto l'insofferenza femminile nei confronti del maschio standard domina sempiterna: l'uomo parrebbe un inetto per natura, incapace di cucinare, stirare, seguire la moda, scegliere i mobili per la casa, fare un regalo appropriato e, naturalmente, ricordarsi gli anniversari.

Lo studio è comprensibilmente sindacabile dal punto di vista maschile, poiché il sesso forte è da sempre convinto che l'eguaglianza fra i sessi emerga solo quando torna comodo alle donne; in sostanza se c'è da far da mangiare, lavare i piatti, o cambiare un pannolino, non ci sono dubbi sull'attendibilità e lungimiranza della parità dei diritti; ma poi le cose cambiano drasticamente se c'è da sgominare una banda di famelici topini di campagna o rimboccarsi le maniche per qualunque pesante lavoro domestico. Non è un caso che «la spazzatura» spetti sempre al capofamiglia. Come dire, la parità dei sessi funziona solo in precisi contesti, per il resto è considerata un optional.
In realtà, le donne coinvolte nel test un briciolo di spiraglio lo lasciano, rivelando (nel 76% dei casi) che gli uomini sono «abbastanza bravi» ad affrontare le cose che hanno a cuore e che rispetto alle generazioni precedenti, qualcosa - in meglio - è cambiato. Ma subito precisano che sono anche quelli che con maggiore frequenza perdono l'aereo, dimenticano a scuola i bambini, e si fingono malati per non andare al lavoro. Eppure si dovrebbe guardare a questi risultati con indulgenza, poiché non sono altro che il frutto di migliaia di anni di evoluzione. L'uomo e la donna, per quante battaglie sociali potranno essere nuovamente benedette, rimarranno sempre mondi a se stanti, predisposti per compiti precisi, con cervelli «tarati» per sensibilità diverse e fisici con competenze distanti anni luce. Il corpo maschile, dalla notte dei tempi, per via di dinamiche fisiologiche peculiari, è predisposto per la lotta e per il combattimento; quello femminile per procreare. Il cervello degli uomini è essenzialmente «monotematico», elabora un solo pensiero alla volta, ma può raggiungere livelli di concentrazione che le donne possono sognarsi; ecco perché gli uomini eccellono coi numeri, e le donne con le parole (anche grazie alla simultanea attività dei due emisferi cerebrali). Le donne, infine, sono imbattibili nel ricordare date e anniversari. Non si perdono un compleanno, un matrimonio, una ricorrenza.

Ma è anche questa una strategia evolutiva: dimostra il loro alto indice emotivo, fondamentale per la cura e la crescita dei figli.

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