Politica

La doppia sconfitta

Una manifestazione pro è diventata contro. Contro la Chiesa italiana, contro la tradizione cristiana, contro Clemente Mastella. Il risultato della kermesse di piazza Farnese a Roma, visto con gli occhi di un laico, è una doppia sconfitta: del movimento che si batte per i diritti delle coppie di fatto e del centrosinistra.
Il primo effetto è paradossale, perché chi accusa la Chiesa di intolleranza, ieri ha espresso una cultura estremista che ostacola il dialogo nella società e costringe milioni di cattolici italiani - anche quelli più aperti al negoziato - in una posizione di difesa a oltranza della propria identità. Far diventare il Papa e la comunità dei credenti oggetto di scherno è un errore, perché quando una cultura si sente attaccata, si arrocca nel castello e alza il ponte levatoio. Così l’azione della Chiesa è stata rafforzata proprio da chi puntava a indebolirla.
Il secondo effetto è un boomerang politico, perché all’interno dell’Unione si è aperto un conflitto tra culture. Il fossato tra l’Udeur e gli altri partiti dell’Unione si è allargato e le conseguenze si vedranno presto. Nel centrosinistra il partito di Mastella è l’unico che rivendica in pieno l’ispirazione cristiana, il suo manifesto politico è in piena continuità con la tradizione della Dc, i suoi dirigenti vi aderiscono con convinzione e considerano «non negoziabili» alcuni principi che sono parti fondamentali del magistero della Chiesa.
La frattura al centro dell’Unione è grave perché mentre la Margherita è un partito prismatico, l’Udeur è un monolite. Mentre i «teodem» sono al massimo una testimonianza, rappresentano una minoranza all’interno del partito di Rutelli, non hanno un progetto politico e si ispirano a «categorie morali» (da cui discende l’utopia di «convertire la sinistra»), il partito di Mastella nell’Unione si muove secondo «categorie politiche», rivendica uno spazio di manovra che deve poi tradursi in leggi, atti parlamentari, governo e potere.
Se questo spazio si riduce, se la traduzione in politica del manifesto dell’Udeur diventa anch’essa poco più di una testimonianza, allora ecco aprirsi un’altra crepa in una già fragilissima maggioranza. Mentre i «teodem» non metteranno mai in discussione la loro collocazione a sinistra, per Mastella e il suo partito quella posizione nella mappa politica è soltanto una circostanza empirica e approssimativa, una scelta che va verificata giorno per giorno. Ecco perché Mastella ieri evocava lo spettro della caduta e la sinistra che «torna al governo nel 2300 dopo Cristo».
All’indomani della crisi, Romano Prodi tentò di anestetizzare il malessere dell’Udeur facendo finta di cancellare i Dico dai dodici punti del memorandum. Operazione inutile.

Sono bastati pochi giorni per far riemergere i Dico e far ripiombare il governo in quello stato febbrile che fin dalla sua nascita lo sta consumando lentamente e inesorabilmente.

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