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Dottoressa uccisa in strada perché soccorre un ferito

Dottoressa uccisa in strada perché soccorre un ferito

Morire in nome del proprio lavoro. Per rispettare la sua deontologia di medico. Così una dottoressa bergamasca di 44 anni è finita coinvolta in un sanguinoso regolamento di conti tra immigrati indiani. Ed è stata uccisa, falciata da un'auto mentre prestava soccorso a uno degli stranieri, agonizzante a terra dopo essere stato accoltellato. Sono morti entrambi, lei e l'uomo.
In poche ore i carabinieri hanno rintracciato l'assassino, anche lui indiano, sulla cui testa pende l'accusa di duplice omicidio. Teatro del dramma è Chiuduno, 5.000 anime, uno dei centri bergamaschi con maggiore tasso d'immigrazione. Eppure Eleonora Cantamessa, ginecologa alla clinica Sant'Anna di Brescia, nel proprio studio privato di Trescore Balneario riceveva quotidianamente giovani immigrate e anzi le visitava gratuitamente, se necessario, senza mai chiudere la porta in faccia a nessuno. Un senso del dovere che le è costato la vita sabato notte, quando era uscita con un amico architetto e si è sentita obbligata ad aiutare quella persona sanguinante, accasciata in via Kennedy a fianco di un altro connazionale ferito. In quel momento, gli aggressori sono tornati indietro a bordo di una Golf e servendosi della vettura come di un'arma micidiale, sono piombati sulla piccola folla che nel frattempo di era radunata.
Tra coloro che sono stati al centro dell'aggressione e quelli investiti dall'auto sono in tutto otto i feriti, tra cui sei uomini tra i 18 e i 43 anni e due donne di 21 e 30 anni.
Per quanto il movente rimanga incerto, sull'accaduto non ci sono molti dubbi. Lo straniero ucciso viaggiava a bordo di un'Audi con un connazionale, quando la vettura è stata circondata da altri indiani che prima hanno sfondato i vetri a sprangate, poi hanno fatto scendere a forza la vittima e l'hanno ripetutamente accoltellata, lasciandola a terra per darsi quindi alla fuga.
«Lei non poteva non fermarsi: era fatta così, ha sempre fatto di tutto per gli altri – racconta la madre Mariella, tra le prime persone giunte sul luogo della tragedia -. Qui aveva fatto nascere tantissimi bambini, il suo ambulatorio era sempre pieno di mamme, italiane e straniere, senza nessuna differenza».
La tragedia ha suscitato sdegno e cordoglio. Il sindaco di Chiuduno, Stefano Locatelli (Lega Nord), ha chiesto maggiori poteri locali in materia di ordine pubblico: «Noi non possiamo fare nulla, agli stranieri è concesso tutto», dice amareggiato. Mentre Matteo Salvini, vicesegretario federale del Carroccio, rincara la dose: «In Italia, oggi non c'è più spazio nemmeno per un solo straniero». L'ordine dei medici di Bergamo, per bocca del presidente Emilio Pozzi, ha parlato di «bestialità primordiale». «L'efferatezza dell'omicidio della collega Eleonora Cantamessa ci ha stupiti e profondamente addolorati. Stupiti per la violenza estrema, per l'insensatezza della volontà di uccidere a qualsiasi costo, – ha detto Pozzi -. La casualità della morte, dovuta ad un impulso di primordiale bestialità, aggiunge una luce ancora più intensa al gesto della dottoressa guidata dallo slancio di salvare una vita, due impulsi ai poli opposti dell'animo umano».
Eleonora Cantamessa lascia i genitori e un fratello di 35 anni, Luigi, ingegnere, recentemente nominato direttore generale della Fondazione Ferrovie dello Stato. Dopo la specializzazione in ginecologia ed ostetricia conseguita a Brescia, la dottoressa aveva cominciato quasi subito a lavorare alla Clinica Sant'Anna di Brescia, dove la stimavano tutti.
«Era qui da tredici-quattordici anni - ricorda il direttore sanitario Giorgio Taglietti -. Era un medico molto bravo, sempre dolce, disponibile e generosa. Quello che è successo ne è la dimostrazione.

Aveva nascere anche mia figlia».

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