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E ai vertici dello Ior arriva un uomo di Bertone il retroscena »

È il colpo di reni finale del cardinale Tarcisio Bertone, l'ultima nomina - e che nomina - sotto il pontificato di Benedetto XVI (anche se non sarà il papa a farla). Il nuovo presidente dello Ior, l'Istituto per le opere di religione guidato fino al 24 maggio scorso dal banchiere piacentino Ettore Gotti Tedeschi che se ne andò in modo traumatico dopo una battaglia interna alle mura vaticane combattuta a colpi di dossier e fughe di notizie.
La nomina, da tempo in agenda, sembrava in calendario per la fine di febbraio. Lunedì la «gran rinuncia» di Joseph Ratzinger pareva aver congelato il fascicolo. Un incarico del genere doveva essere messo nelle mani del prossimo papa, soprattutto se intenzionato a riformare profondamente la Curia vaticana e il governo della Chiesa.
La crisi ai vertici dello Ior è stato uno dei capitoli più amari per Benedetto XVI in questi otto anni. E il nome dell'Istituto è tornato d'attualità per un presunto coinvolgimento (smentito tuttavia dal portavoce vaticano, il gesuita Federico Lombardi) nel caso Montepaschi.
Invece dopo la rinuncia del papa il «dossier Ior» ha subìto un'accelerazione. Padre Lombardi ha dapprima confermato che la nomina del presidente sarebbe avvenuta prima che cominci la sede vacante (alle 20 del 28 febbraio).
Ieri ha informato che la Commissione di vigilanza cui spetta la nomina, composta da cinque cardinali e presieduta dal segretario di Stato Tarcisio Bertone, si riunirà prima della data inizialmente prevista di lunedì 26. Quindi il nuovo presidente sarà indicato la prossima settimana, con Ratzinger chiuso in preghiera negli esercizi spirituali predicati dal cardinale Gianfranco Ravasi.
Il portavoce della Santa Sede non ha tuttavia confermato che il prescelto sia il finanziere belga Bernard de Corte, con un curriculum in numerose società di investimento finanziario internazionale. De Corte e il banchiere tedesco Ernest von Freyber sarebbero stati cooptati nel Consiglio di sovrintendenza dello Ior. Ma padre Lombardi ha invitato i giornalisti alla prudenza: «Saranno date le informazioni a tempo debito. Chi rincorre indiscrezioni sbagliate si assume le proprie responsabilità». De Corte sarebbe il primo presidente non italiano dello Ior dalla fondazione nel 1942.
Nei giorni scorsi i candidati sono stati convocati e ascoltati in Vaticano. L'accelerazione sembra sia stata impressa da Bertone prima di perdere le funzioni: con la sede vacante rimarrà soltanto Camerlengo per l'amministrazione ordinaria. Padre Lombardi invece minimizza le pressioni del segretario di stato: «Il ricambio al vertice è un processo avviato da molto tempo e non si vede perché debba essere interrotto se il Papa ha annunciato le dimissioni».
Entro fine febbraio potrebbero esserci altri cambiamenti allo Ior. Lascerebbero la Commissione di vigilanza il cardinale francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e l'italiano Attilio Nicora, incompatibile in quanto presidente dell'Autorità di informazione finanziaria.
Entrambi avevano difeso Gotti Tedeschi. Verrebbero sostituiti da due porporati più vicini a Bertone: Domenico Calcagno, presidente dell'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), la banca centrale vaticana, e l'argentino Leonardo Sandri.
Nei mesi scorsi Bertone e Nicora ebbero divergenze sulle regole di controllo e trasparenza delle finanze vaticane culminate nella fuga di documenti riservati in cui Nicora contestava le norme meno rigorose volute dal segretario di Stato. Fu diffuso poi un documento durissimo in nove punti di Carl Anderson, finanziere americano membro del Consiglio di sovrintendenza, contro Gotti Tedeschi.

Altri scontri tra porporati riguardarono l'acquisizione dell'ospedale San Raffaele.

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