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E Napolitano stavolta lascia da solo il premier

Secondo indiscrezioni, il capo dello Stato si starebbe convincendo che la corsa di Letta sia arrivata alla fine

E Napolitano stavolta lascia da solo il premier

Roma - Non parla. Non apre bocca da un paio di settimane. Non difende il governo dal discorso di Capodanno. Non si è fatto vedere un granché nemmeno sul Colle, nel suo ufficio alla Palazzina. E così ora tutti si chiedono: perché Giorgio Napolitano tace? Qual è il messaggio nascosto di questo gennaio bianco? Non si starà preparando a mollare Enrico Letta?
La risposta ufficiale è «no, niente del genere», il rapporto con il premier è ottimo, il capo dello Stato ha solo staccato un po'. Infatti il primo dell'anno è partito per Napoli, per una breve vacanza blindata, qualche giorno di riposo dopo un 2013 inteso. Però anche dopo, una volta tornato a Roma, l'attività del presidente si è ridotta al minimo. La sua agenda registra solo alcune udienze di protocollo. Ha ricordato l'anniversario del tricolore, ha elogiato l'attività del Club Alpino Italiano, ha reso omaggio ad Arnoldo Foà. Ma politica zero. Nessun invito alla coesione, nessuno scudo all'esecutivo: anzi, l'ultimo contatto ufficiale con Letta, quando l'ha obbligato a stralciare dalla manovra il pasticciato decreto Salva Roma, è stato piuttosto ruvido.
Chissà, magari già oggi Napolitano tornerà ad esternare, ma intanto fa rumore il suo silenzio prolungato. Un'insolita assenza di dichiarazioni che dà la stura a ogni genere di supposizioni: è in freddo con Letta, è arrabbiato con tutti, aspetta di vedere che combina Renzi con la legge elettorale, interverrà solo se e quando si chiariranno i contorni e le modalità del rimpasto. Dal Colle filtra una spiegazione ufficiosa: oltre all'esigenza di un piccolo periodo di riposo, il capo dello Stato ha deciso di tenere una linea di basso profilo per rispondere indirettamente a quanti lo accusano di aver esteso i suoi poteri e di aver introdotto un presidenzialismo di fatto. Negli ultimi giorni, presentando il suo nuovo libro, Marco Travaglio ha martellato parecchio su questo tema e al Quirinale non hanno gradito.
Una spiegazione che non convince del tutto gli altri palazzi della politica. Tra le tante elucubrazioni, quella più gettonata in Transatlantico racconta di un capo dello Stato che si starebbe gradualmente convincendo che la corsa di Letta sia arrivata alla fine. Cadute le larghe intese, sistemati almeno per ora i conti pubblici, se la maggioranza non trova un accordo per la fase due e affrontare la disoccupazione...
Difficile capire se davvero un simile dubbio sia arrivato sul Colle o se si tratti soltanto di un desiderio del partito trasversale della crisi. Però di fatto il silenzio del Quirinale sta privando Palazzo Chigi del suo principale schermo, proprio in un momento decisivo. Ministri in bilico, voci di rimpasto, accordo di programma ancora lontano, Renzi in pressing: da un lato assicura che non vuole far cadere il governo, dall'altro lo stressa quotidianamente. E Letta, oggettivamente, è da solo.
Certo, l'asse con il Colle c'è ancora perché la stabilità è uno dei motivi per cui Napolitano ha accettato il bis. Ma l'altro è una normalizzazione politica che passa per una nuova legge elettorale.

Sono anni che il capo dello Stato batte su questo tasto e, visto che Renzi sulla riforma sta stanando tutti, forse è meglio restare ancora in silenzio.

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