E Renzi si rimangia le promesse alla Merkel: "Il 3% è anacronistico"

Il premier alle Camere con il piano che porta oggi al Consiglio Ue. Parole d'ordine "rapidità" e "rispetto degli impegni" sulle riforme

E Renzi si rimangia le promesse alla Merkel: "Il 3% è anacronistico"

Roma - «Rapidità», «coraggio» e rispetto degli impegni, anche quelli giudicati «oggettivamente anacronistici», come il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil.

Prima alla Camera e poi al Senato, Matteo Renzi ha illustrato ieri (a braccio, come di consueto, e replicando poi a raffica agli interventi nel dibattito) la ricetta con cui si presenterà oggi a Bruxelles al Consiglio europeo. Il primo vero appuntamento con l'Europa, al quale il premier voleva presentarsi con un chiaro avallo parlamentare (ieri è stata approvata a larga maggioranza la mozione che accoglieva le sue comunicazioni) alla sua serrata agenda di riforme. Che è anche il grimaldello, già messo positivamente alla prova a Parigi e Berlino, per ottenere fiducia e potere contrattuale in Europa. «Il governo - dice - non ha paura di rischiare il tutto per tutto. Se nei prossimi mesi il Parlamento e il governo cambieranno l'Italia a quel punto potremo cambiare l'Europa», e anche ottenere più flessibilità sul deficit, in cambio di un cambio strutturale del sistema. Dunque nessuno pensi di poter cincischiare, rinviare e mercanteggiare col governo sul merito delle riforme: occorre affrontare «con rapidità, decisione e anche con coraggio i temi che hanno tenuto a terra l'Italia in questi anni, e se arriveremo così in Europa sarà allora l'Europa ad avere bisogno di noi». Il monito è rivolto innanzitutto proprio al Parlamento: «Il percorso che proponiamo è a ostacoli: le riforme istituzionali, del lavoro, il cambiamento della Pubblica amministrazione, la modifica delle regole gioco interne», ha sottolineato il premier. «Ma abbiamo bisogno di senatori e deputati che questi temi li affrontino», senza inutili ostruzionismi.

Dai suoi colloqui internazionali, in particolare quello con la Merkel, Renzi ha tratto la convinzione che la sua agenda, nel merito, convinca. Ciò su cui rimane forte lo scetticismo è invece la capacità italiana di mandarle in porto: troppe promesse sono naufragate nelle paludi parlamentari, troppi governi sono caduti prima ancora di iniziarle: stabilità e governabilità sono le prime garanzie chieste all'Italia. Come ha rivelato Renzi, la Cancelliera «è più interessata alla legge elettorale che alle misure economiche». Sul taglio della spesa pubblica Renzi non lascia dubbi: sceglierà il governo, sulla base dell'«elenco» elaborato dal commissario Cottarelli. «Come in famiglia se non ci sono abbastanza soldi sono mamma e papà che decidono cosa tagliare e cosa no», dice Renzi. Quanto ai tagli alla Difesa, ieri si è riunito al Quirinale il Consiglio supremo della Difesa, presenti Napolitano e Renzi.

«Non si è discusso né di F35 né di nessun'altra decisione concreta in materia di sistemi d'arma», spiega il comunicato. Ma dal Pd Giampiero Scanu assicura: «Dal Quirinale hanno ormai digerito il fatto che il Parlamento può esprimersi sui tagli, anche sugli F35».

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