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Così in soli due mesi è cambiata la mappa politica

Al termine delle amministrative i risultati (comunque si guardino) parlano chiarissimo: è un successo indiscutibile del centrodestra

Ecco com'è cambiata la mappa politica in soli due mesi

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Ecco com'è cambiata la mappa politica in soli due mesi

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Il centrodestra sta per terminare la primavera 2023 politicamente in maniera solida dopo essersi preso totalmente la scena elettorale. Un trend che si può notare in maniera costante dalle consultazioni Politiche dello scorso 25 settembre, perché i numeri del consenso sono stati confermati in maniera netta in tutti questi ultimi nove mesi: sia a livello regionale sia a livello comunale.

Si sono tenuti infatti almeno tre grandi appuntamenti dal rinnovo di Camera e Senato dello scorso autunno in occasione del quale la coalizione di centrodestra ha ottenuto la maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento. A febbraio il Lazio è stato strappato al centrosinistra dopo il decennio di Nicola Zingaretti (ha trionfato Francesco Rocca con il 54%) mentre la Lombardia è stata ampiamente confermata dal successo di Attilio Fontana (stessa percentuale di Rocca). Vittoria ancora più roboante nei numeri (64%) quella avvenuta con le Regionali in Friuli-Venezia Giulia, nuovamente e saldamente nelle mani di Massimiliano Fedriga. In attesa di quello che succederà il prossimo finesettimana in Molise (al momento governato dall'alleanza ora all'esecutivo nazionale), il centrodestra è alla guida di 15 regioni contro le sole 4 del centrosinistra.

Veniamo poi al voto che ha riguardato, tra aprile e giugno, 110 comuni con almeno 15mila abitanti. La mappa delle amministrazioni locali è stata stravolta dall'ondata di centrodestra. Andiamo nel dettaglio. Tra questi 110 comuni, solo uno era capoluogo di Regione ed è stato aggiudicato alla coalizione di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia: si tratta di Ancona, una storica roccaforte rossa che è caduta con la vittoria al ballottaggio di Daniele Silvetti. Un altro risultato che - per quanto di carattere solo simbolico - non è comunque assolutamente da sottovalutare anche sotto questo punto di vista: con la conquista della roccaforte rossa Ancona, infatti, la coalizione di governo pareggia i conti del numero di capoluoghi di Regione governati dallo schieramento di centrosinistra. Il conteggio aggiornato a oggi dice nove pari. Segno evidente che anche le grandi città (le "famose" Ztl) stiano voltando le spalle al Pd e che tra non molto potrebbe ritrovarsi in minoranza se dovesse perdere pure metropoli del calibro di Roma e Milano, "sognando" anche Bari e Firenze tra meno di un anno.

Veniamo invece ai capoluoghi di Provincia. Inserendo la stessa Ancona, sui 17 centri di questa ultima tornata elettorale ne sono stati vinti 10 da FdI-Lega-FI contro i 5 del centrosinistra. Nelle stesse città, il conto precedente diceva 8 per il centrodestra e 7 per Partito Democratico e alleati. Insomma: è più che raddoppiato il divario tra i due Poli. Un responso che consente alla coalizione di governo di ridurre sensibilmente le distanze nel computo totale di tutti i capoluoghi di Provincia: se meno di sette anni fa, la sinistra ne governava 68 capoluoghi contro i 28 del centrodestra, ora il vantaggio si è ristretto sensibilmente a 53 a 42 (che diventano 46 se venissero aggiunti quattro indipendenti di cdx che si richiamano comunque a quell'area politica).

Facendo poi un resoconto più in generale sui 110 comuni italiani con più di 15mila abitanti andati al voto dal 3 aprile al 12 giugno 2023, il centrodestra passa dai 40 nel 2018 sindaci ai 48 di adesso; per il centrosinistra c'è un arretramento da 34 a 31. L'archivio delle ricerche effettuate dal Centro Italiano Studi Elettorali della Luiss ci consente infine di fare un raffronto storico in questo tipo di realtà: tenendo conto che la maggioranza dei comuni più popolosi è composta da sindaci eletti con liste civiche, se solo nel 2016 ce n'erano 369 per il centrosinistra contro 129 del centrodestra, ora i dati parlano di 268 a 196. Il rapporto tra le due coalizioni è quindi passato da quasi 3 a 1 (per ogni 3 comuni del centrosinistra ce ne era solo uno del centrodestra) ad appena 1,3 a 1.

E pensare che, citando testualmente il titolo Repubblica di un mese fa, "l'onda di destra si è fermata".

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