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Ecco la ricetta di Monti: l'Italia è ferma al 1998

La Confcommercio lancia l’allarme: siamo più poveri, consumi e Pil fermi a quindici anni fa. Le famiglie spendono meno per cibo e salute

Ecco la ricetta di Monti: l'Italia è ferma al 1998

Mario Monti alle strette. Senza una svolta al vertice euro­peo di fine giugno, le tensioni della maggioranza interna potrebbero costargli la poltrona di premier. Un rischio che il presidente del Consiglio sarebbe deciso a far pre­sente al tavolo europeo nel tentati­vo di convincere Angela Merkel a fare di più per risolvere la crisi del debito sovrano e a dare input più decisi alla crescita. Il primo punto fermo della strategia italiana è quello della crescita. I temi sul tavo­lo sono noti: project bond, diverso uso dei fondi strutturali e del bilan­cio comunitario; potenziamento della Bei; diversa valutazione da parte di Bruxelles degli investimen­ti pubblici. Su questi punti Monti si attende «misure concrete» e date certe dal vertice dei Ventisette.

Anche sul fronte interno il Prof è in difficoltà. Lo dicono i dati econo­mici. Era il 1998. Marco Pantani vinceva Giro e Tour, al governo c’era Romano Prodi, i telefonini servivano solo a parlare e stavamo proprio come oggi, anno domini 2012. L’Italia di Monti è come la protagonista di uno di quei film di fantascienza: è salita su una mac­china del tempo, ha messo la retro­marcia e si è risvegliata nel 1998. Lo dice la Confcommercio, secondo cui il nostro livello di consumi è pa­ri a quello di 14 anni fa e il nostro Pil pro capite fermo al 1999. Ieri nel corso dell’assemblea annuale il presidente di Confcommercio Car­lo Sangalli ha detto questo e molto altro, rivolgendosi «allo strano go­verno e alla sua strana maggioran­za ». Ad esempio che eventuali ulte­riori aumenti dell’Iva «rischiano, tra il 2011 ed il 2014, di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi. Sarebbe la Caporetto del­le famiglie, delle imprese, del lavo­ro ».Che«abbiamo raggiunto un li­vello di pressione fiscale che, per chi le tasse le paga, si attesta attor­no al 55 per cento». Un livello che «zavorra drasticamente investi­menti e consumi» e che potrebbe causare «lo schianto dell’Italia produttiva». Sono tanti gli indica­tori che ci fanno tornare indietro. Il record spetta ai consumi alimen­tari, che secondo il Codacons so­no tornati addirittura ai livelli del 1979. Quanto alla disoccupazio­ne, a marzo l’Istat registra un tas­so del 9,8% e addirittura del 35,9 tra i giovani (15-24 anni), dato che non si toccava dal ’92.

E il mattone? Si sbriciola. È di po­chi giorni fa la notizia che nei pri­mi tre mesi del 2012 la vendita di abitazioni è precipitata, segnan­do un -19,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. Un dato così ne­gativo non era mai stato registrato dal 2004, quando sono comincia­te le rilevazioni trimestrali. E an­che uno dei nostri tradizionali punti di forza, il risparmio, sta eva­porando. Per Confcommercio, nel 1990 riuscivamo a risparmiare il corrispondente di 4mila euro l’anno, mentre oggi a malapena arriviamo a 1700. Impresa che pe­raltro riesce solo al 38,7 per cento delle famiglie, mentre il 46,2 sta in­taccando i risparmi. Brutti tempi pure per i vacanzieri. Secondo Confesercenti-Swg solo il 66% de­gli italiani andrà in vacanza que­sta estate, e se vi sembrano tanti pensate che solo due anni fa, nel 2010, gli italiani con valigia erano 79 su cento.

Ma il dato più inquie­tante è quello di una ricerca della Società italiana di medicina gene­rale: il 59 per cento degli italiani si sottopone a visite mediche ed esa­mi più raramente.

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