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Monti getta la maschera: "Guiderò io la coalizione centrista"

Dopo un vertice di quattro ore con le principali forze centriste, Monti scioglie definitivamente le riserve e si pone a capo della coalizione che tra gli altri raggruppa Fini, Casini, Montezemolo, Ichino e Mauro. Ma il Prof non si candiderà: "Iniziativa per rompere le barriere"

Monti getta la maschera: "Guiderò io la coalizione centrista"

Non ha in mente un vero e proprio partito, piuttosto una federazione delle forze centriste che possano portarlo nuovamente sullo scranno di Palazzo Chigi. Così, per mera opportunità, il premier dimissionario Mario Monti ha deciso di correre al Senato con una lista unica, mentre alla Camera si presenterà con una coalizione di liste. "Non immaginiamo alleanze con gli uni o gli altri - ha spiegato il Professore - questa è una operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana che deve avere un giorno vocazione maggioritaria". Tuttavia, per provare ad essere rieletto premier, si è visto costretto ad allearsi con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Luca Cordero di Montezemolo.

"Oggi nasce una nuova formazione politica". Dopo oltre quattro ore, il vertice tra il Professore e le forze centriste si conclude con l'archiviazione dell’idea di scegliere, come modalità operativa della aggregazione centrista, un nuovo partito da presentare a entrambe le Camere. "Non ho mai pensato di creare un nuovo partito, non sono l’uomo della provvidenza", ha spiegato lo stesso Monti che, nei giorni scorsi, aveva sollecitato l'opzione di creare una lista unica anche a Montecitorio. Ci sarà dunque una sola lista, che si richiamerà a Monti, al Senato e più liste alla Camera (una dell’Udc e una civica) così da accantonare i personalismi della politica e, al tempo stesso, rispettare diverse storie. L'idea, di per sé, è piuttosto semplice: aggregare le forze di centro in modo da essere alternative al bipolarismo tra destra e sinistra e creare un terzo polo, appunto, che raccolga il consenso di movimenti, spicchi della società civile e individui singoli che si riconoscono nell'agenda presentata settimana scorsa dal Professore. A Enrico Bondi ha affidato una sorta di due diligence per valutare i candidati. Tuttavia, alcuni nomi è lo stesso Monti a snocciolarli: oltre agli scontatissimi centristi (Pier Ferdinando Casini, Benedetto Della Vedova, Linda Lanzillotta e Nicola Rossi), si sono già schierati il piddì Pietro Ichino, il ciellino Mario Mauro, i vertici di ItaliaFutura (all'incontro erano presenti Carlo Calenda e Andrea Romano), il presidente della Provincia Autonoma di Trento Lorenzo Dellai e il presidente delle Acli Andrea Olivero. Dei tecnici, invece, erano presenti Corrado Passera, Andrea Riccardi, Ezio Moavero Milanesi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.

Durante il vertice di oggi pomeriggio i centristi hanno preparato uno statuto che permetterà la coesistenza tra forze politiche, associazioni, movimenti e individui. E sta tutto qui il "trucchetto" del Professore che potrà contare su una macchina ben oliata per fare la campagna elettorale senza partecipare ai comizi, su cui ammette di non aver molta pratica. "La mia terzietà nell'esercizio dei poteri dell'ordinaria amministrazione non verrà assolutamente messa in gioco", ha continuato Monti, convinto di aver dimostrato in questi mesi di "essere fuori dalla pressione degli interessi di parte". Dribblando abilmente l'endorsement fatto nelle ultime ore dal Vaticano e la marcata componente cattolica presente tra i suoi sostenitori, il premier ci ha tenuto a sottolineare che si tratta di movimento teso a persone credenti e non credenti.

"Credo che le questioni etiche siano fondamentali, non le considero meno importanti delle situazioni dell'economia ma non è su queste questioni che si articola questa formazione e questo impegno", ha aggiungen rimandando alla coscienza personale e alle sedi parlamentari il confronto.

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